ABOLIRE L’IMU È IMPOSSIBILE, MA È UNA TASSA CHE VA RIEQUILIBRATA /INTERVISTA

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PARLA ANGELO CREMONESE, PROFESSORE DI ECONOMIA DEI TRIBUTI ALLA LUISS

(Public Policy) – Roma, 3 mag – (di Sonia Ricci) Abolire
l’Imu “non è possibile, ma riequilibrare l’imposta in base
ai redditi sì. Andrebbe rivisto anche il prelievo sugli
immobili strumentali, destinati alle attività produttive.
Le aziende hanno un carico fiscale troppo impegnativo”. Angelo
Cremonese, professore di Economia dei tributi all’Università
Luiss di Roma, spiega a Public Policy cosa può essere
modificato dell’imposta sugli immobili.

Le prime cose da fare? “Ridurre la tassa per i ceti più
poveri con un conseguente margine di guadagno sotto il
profilo dei consumi, essendo questa classe sociale più
propensa ad acquistare”. E aggiunge: tra le priorità c’è “la
riforma del sistema del catasto; in Italia molti immobili
non corrispondono al valore di mercato”.

Dopo la proposta annunciata in campagna elettorale da
Silvio Berlusconi, ovvero la promessa di cancellare l’Imu e
rimborsare la tassa del 2012, il neo presidente del
Consiglio Enrico Letta (in un governo targato Pd-Pdl-Sc),
nel discorso per chiedere la fiducia alle Camere ha promesso
di “superare l’attuale sistema sulla tassazione per la prima
casa da subito con lo stop sui pagamenti di giugno”.

D. LA PROPOSTA DEL GOVERNO LETTA È FATTIBILE?
R.
È sicuramente una manovra fattibile e può avere un
impatto importante. Però va precisato che si parla solo di
una parte del gettito Imu, quello che riguarda la prima
casa. L’eliminazione totale dell’Imu non è stata presa in
considerazione. Infatti, l’imposta non può essere abolita,
ma modificata in chiave prospettica sì. Dovrebbero essere
riviste alcune distorsioni: con l’introduzione della tassa
non è stato provveduto alla revisione degli estimi
catastali.

In Italia ci sono molte situazioni, anche a causa del periodo
negativo registrato dal mercato, dove gli immobili presentano
un valore maggiore o minore rispetto al valore di mercato stesso.
E poi c’è un evidente iniquità nei confronti delle classi più basse.
Per questo con l’imposta va affrontato il problema della riforma
del catasto.

D. SI PARLA DI RIDURRE IL CARICO DELL’IMU PER LE FAMIGLIE,
MA NESSUNO PARLA DELLE AZIENDE. PERCHÉ?
R.
Infatti, anche per loro l’imposta deve essere ridotta.
Dovrebbe avere un impatto meno forte, visto che sulle
aziende c’è già una pressione fiscale elevatissima. Infatti,
per le imprese che hanno problemi di liquidità, di ‘credit
crunch’ e di congiuntura negativa non si può mantenere
immutato il prelievo: dovrebbero essere riviste le tipologie
di immobili.

Quindi se un’azienda ha immobili che affitta è un conto, ma
se un’impresa ha un capannone industriale o un magazzino non
può avere lo stesso tipo di prelievo. Quindi oltre alla
valutazione catastale, c’è bisogno di valutare con
attenzione la strumentalità dell’immobile e l’attività che
vi viene prodotta.

D. L’ABOLIZIONE TOTALE DELL’IMPOSTA È POSSIBILE?
R.
La cancellazione totale va vista in un’ottica europea.
L’Italia fino all’introduzione dell’Imu aveva una tassazione
sugli immobili fra i più bassi d’Europa. Con l’Imu siamo
andati nella fascia più alta, quindi va sicuramente
riproporzionata. Ma non siamo ai livelli della Gran Bretagna
dove la tassa è molto pesante.

Nella sfera patrimoniale l’Imu ha riequilibrato un gap che
avevamo rispetto agli altri Paesi. Certamente oggi proprio per
l’iniquità e la disparità di trattamento che c’è nell’ambito dei
vari immobili c’è chi non è nelle condizioni di pagare l’imposta,
perché gli viene chiesta una cifra troppo elevata. Però c’è
chi invece può pagare anche di più. C’è un’iniquità di fondo
che va riequilibrata, legata anche al catasto che non tiene
conto di una serie di elementi.

D. ANCHE ALTRI PAESI EUROPEI HANNO QUESTO TIPO DI IMPOSTA?
R.
Tasse sulla proprietà ce l’hanno anche la Gran Bretagna
con la ‘council tax’, la Francia con la ‘taxe d’habitation’
e la ‘taxe foncière’, la Germania che ha una tassa di
proprietà e la Spagna con la ‘Impuesto Biene Inmuebles’.
Questi Paesi europei hanno un attenuazione del prelievo
sulle fasce più deboli della popolazione, cosa che anche
l’Italia dovrebbe introdurre.

D. PERCHÉ È STATA INTRODOTTA, ERA DAVVERO NECESSARIA?
R.
L’Imu è stato un provvedimento soprattutto legato
all’emergenza finanziaria in cui eravamo. Sicuramente con la
sua introduzione ci sono meno tensioni economiche. Però va
detto che la crisi c’è, il debito è rimasto, mancano
crescita e consumi. Oggi considerare di ridurre o abolire
l’Imu non è possibile, ma può esser rivista differenziando
gli immobili e le classi sociali”. (Public Policy)

SOR