ROMA (Public Policy) – Per le adozioni internazionali “abbiamo procedure che comportano tempi ancora abbastanza lunghi”. Servono linee guida “uniformi”, uguali per tutti. A settembre “convocherò” la Commissione per le adozioni internazionali (Cai).
Questo in estrema sintesi l’intervento di Maria Elena Boschi, ministra per i Rapporti con il Parlamento con delega in materia di adozioni internazionali e pari opportunità, durante un’audizione in commissione Giustizia alla Camera, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle adozioni e gli affidi.
“Negli ultimi anni c’è stata una riduzione delle adozioni internazionali“, ha aggiunto Boschi. Il calo “non riguarda soltanto l’Italia ma è un trend piuttosto costante a livello internazionale”.
Gli Stati Uniti, che rimangono il paese con il maggior numero di adozioni, hanno visto negli ultimi dieci anni dal 2005 al 2015 – una riduzione di circa il 70%, passando da oltre 22mila a 6.400. Sono varie le ragioni che hanno portato a questa riduzione”.
Da un lato “sicuramente è diminuito il numero di famiglie che chiedono di adottare dei bambini“. Questa riduzione si è verificata anche in Italia: “Siamo passati dalle 8.274 persone che hanno chiesto di poter adottare nel 2004 fino alle 3.857 del 2014”. Un calo “costante negli ultimi dieci anni”.
Dall’altro lato ci sono le “ragioni di carattere economico“: in una condizione “di crisi economica generalizzata e diffusa le famiglie sono preoccupate dai costi che comporta la procedura di adozione e valutano diversamente l’idea di aumentare il numero della propria famiglia”.
LE ADOZIONI IN ITALIA
“C’è una situazione eterogenea sul territorio con Regioni particolarmente virtuose e altre in cui l’attesa è prolungata”, ha detto la ministra Boschi parlando del sistema italiano delle adozioni.
“Non rispettiamo la tempistica prevista dalla legge, andiamo oltre i sei mesi e mezzo previsti e su questo dobbiamo intervenire. Vorrei che si favorissero i tavoli di confronto con le Regioni, previsti e non attivati, per condividere le buone pratiche che alcune Regioni hanno, individuare linee guida più uniformi per tutto territorio italiano e trovare modalità più efficaci per le valutazioni iniziali”.
Per la ministrà è “necessario non solo garantire la fase precedente all’adozione” ma “soprattutto di rafforzare e lavorare molto sul post adozione” perché il percorso non si interrompe quando il bambino arriva in casa. La ministra ha inoltre riferito che la Cai “intende ripristinare l’accesso diretto per le famiglie per avere una interlocuzione costante”.
IL PROBLEMA DEI COSTI: IPOTESI UTILIZZO ISEE
“Può scoraggiare nella fase iniziale l’adozione”. “Al momento – ha spiegato Boschi – la disciplina vigente per i rimborsi non pone molte differenziazioni rispetto alle famiglie che adottano, anzi non ne prevede nessuna”. Per il futuro – ha aggiunto – “forse nella valutazione del tipo di contributo si potrebbe tener conto della situazione reddituale, dell’Isee della famiglie”.
A SETTEMBRE SI RIUNISCE LA CAI
“Ho intenzione di convocare la Commissione per le adozioni internazionali a settembre”. L’intenzione della ministra è di “ripristinare” rapporti di “maggiore collaborazione e periodicità” anche con gli enti e le associazioni che lavorano nel settore delle adozioni.
“Credo che si possa anche valutare la possibilità di forme di coordinamento e aggregazione tra gli enti”, ha detto. “Già oggi è previsto che si debbano incentivare forme di maggiore collaborazione, coesione, per ridurre il frazionamento”. (Public Policy) SOR