di David Allegranti
ROMA (Public Policy) – Non è chiaro fin dove si spingerà l’interventista politico Elon Musk, ma il padrone di Tesla, Starlink e X non sembra avere intenzione di fermarsi. Dalla politica interna britannica alla politica interna italiana, alla politica interna tedesca, Musk ogni giorno trova nuovi avversari e temi sui quali dire la sua. Neanche troppo sullo sfondo, va da sé, ci sono questioni commerciali: l’imprenditore ha dei prodotti da vendere, auto, connessioni satellitari, servizi. Anche allo Stato, come testimonia la vicenda dell’accordo con SpaceX, di cui ha dato conto Bloomberg nelle ultime ore (un accordo per un contratto quinquennale da 1,5 miliardi di euro per servizi di telecomunicazioni che però è stato smentito da Palazzo Chigi).
Nella sua furia iconoclasta, tuttavia, a Musk capita anche di prendere decisioni politiche assai discutibili. Perché un conto è fare una impopolare battaglia – almeno dentro il mondo MAGA – per l’apertura dei visti per l’immigrazione negli Stati Uniti (come abbiamo raccontato su Public Policy la settimana scorsa), un conto è il sostegno al partito di estrema destra Alternative für Deutschland alle elezioni del prossimo 23 febbraio in Germania. Per Musk AfD, che nei sondaggi è tra il 17 e il 20 per cento, è l’“ultima scintilla di speranza” per la Germania, che descrive come un paese “sull’orlo del collasso economico e culturale”, ha scritto sulla rivista Welt am Sonntag: “AfD può salvare la Germania dal diventare l’ombra di se stessa. Può portare il Paese verso un futuro in cui la prosperità economica, l’integrità culturale e l’innovazione tecnologica non sono solo sogni irrealizzabili ma realtà. È tempo di cambiamenti audaci e AfD è l’unico partito che apre questa strada”. Musk insomma vuole essere il capo dei libertari mondiali ma anche avere a che fare con filo-nazisti e filo-putiniani.
Non bisogna dimenticare infatti chi c’è tra i leader di Afd. Come Björn Höcke, vincitore delle elezioni in Turingia nel settembre dell’anno scorso. Il leader di AfD in Turingia è un ex professore di Storia e per due volte a distanza di poco tempo è stato condannato e multato per aver utilizzato – contro la legge tedesca – slogan nazisti nei suoi comizi. A maggio Höcke del 2024 è stato condannato al pagamento di una multa da 13 mila euro per aver concluso un suo comizio del 2021 con la frase “Tutto per la nostra patria! Tutto per la Sassonia! Tutto per la Germania!”. Una frase all’apparenza innocua, ma in realtà “Tutto per la Germania” era lo slogan delle SA, la Sezione d’Assalto, reparto paramilitare costituito da Hitler nel 1921 a difesa dei comizi del partito nazista, noto anche con il nome di “camice brune” per via del colore delle camicie della loro uniforme. Höcke, appunto, non è stato condannato soltanto una volta ma anche una seconda, a luglio, stavolta per 16.900 euro, per aver usato di nuovo lo slogan “Tutto per la Germania” in un comizio.
Ad aprile, prima della prima condanna, il politico di estrema destra si era lamentato su Twitter per il trattamento ricevuto (attirando peraltro pure l’attenzione di Musk, all’epoca “soltanto” il cantore del free speech): “Ancora una volta, la Germania è in prima linea nel perseguitare gli oppositori politici e nel reprimere la libertà di parola. Il 18 aprile sarò processato a Halle. Sono accusato del reato di aver utilizzato una presunta citazione in cui ho espresso il mio patriottismo ‘in modo scorretto’. Vi invito a venire ad Halle e a constatare in prima persona la situazione dei diritti civili, della democrazia e dello stato di diritto in Germania”. Nel 2017, parlando con il Wall Street Journal, Höcke disse di rifiutare l’idea che Hitler fosse “assolutamente malvagio” e spiegò che non esistono “bianco e nero nella storia”, sempre riferendosi a Hitler. Sempre nel 2017 attaccò il memoriale dell’Olocausto a Berlino dicendo che “noi tedeschi siamo gli unici al mondo ad aver installato un monumento alla vergogna nel cuore della nostra capitale”. Musk insomma ha scelto di sostenere partiti assai discutibili secondo una non meglio precisata battaglia contro la wokeness.
Il modo peggiore per rispondere al miliardario statunitense di origine sudafricana tuttavia sembra essere quello di volergli tappare la bocca o bloccare i suoi servizi. Di recente ci ha provato il Pd. In Europa con l’europarlamentare Sandro Ruotolo, che ha promosso un’interrogazione con l’obiettivo di eliminare X dall’Europa (“Quali azioni intraprenderà per mitigare i conflitti di interessi e gli abusi da parte di Musk? Considererà un divieto di X sui dispositivi istituzionali, come con TikTok?”) ma anche in Italia, qualche settimana fa, con due emendamenti anti-Musk nell’ambito del ddl Concorrenza. Uno di questi emendamenti intendeva “far divieto ai soggetti che esercitano il controllo di piattaforme online oggetto della regolazione del Digital services act – come Musk nel caso di X – di offrire servizi di connettività all’ingrosso e al dettaglio, inclusa la connettività satellitare, sul territorio italiano”.
Ma colpire Starlink, servizio utile per coprire aree rurali in cui la banda larga non arriva, sarebbe stato soltanto un errore. Grave quanto le improvvide decisioni politiche di Musk. (Public Policy)
@davidallegranti