AGRICOLTURA, CAMUSSO (CGIL): QUELLE DA FARE SONO NORME DI CIVILTÀ

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(Public Policy) – Roma, 20 feb – “Quelle da fare non sono
norme per il lavoro, ma norme di civiltà. Il cambiamento del
Paese passa per il modo in cui consideriamo il lavoro, come
lo rispettiamo. Credo che la domanda che attraversa questa
assemblea sia questa: com’è possibile che da una storia di
lotte e di conquiste sindacali nel settore agricolo e
bracciantile oggi nessuno veda che cosa sta succedendo?”.

Parole del segretario nazionale Fai-Cgil Sussanna Camusso,
intervenuta al Teatro Ambra Jovinelli di Roma, in
conclusione del convegno “Un nuovo mercato del lavoro in
agricoltura è possibile”.

“L’unico problema in questo Paese – aggiunge – sembrano
essere le tasse. Ma era e è veramente possibile vedere
quello che succede in agricoltura? Voglio ricordare una
cosa: non possiamo dimenticarci delle richieste che il
console polacco fece all’Italia per sapere che fine avevano
fatto alcuni cittadini polacchi venuti in Italia per
lavorare”.

“Noi non vogliamo altre Rosarno – prosegue il segretario –
dobbiamo aprire gli occhi e vedere concretamente cosa
succede nel mondo del lavoro. Quale ideologia può nascondere
tutto? Dal lavoro nero viene fuori l’anima peggiore del
nostro Paese, il razzismo, che tanta politica di questi anni
ha alimentato, considerando gli immigrati un pericolo,
quelli da non regolarizzare, quelli da cacciare”.

“Accade anche altre parti del mondo, è vero, ma noi
vogliamo esportare il made in Italy, ci vantiamo della
nostra storia culturale, ma non siamo in grado di capire
cos’è l’integrità della persona e la dignità del lavoro. Il
lavoro non è più il luogo dove cresce e vive il lavoratore,
ma è il luogo della coercizione. C’è stata una
militarizzazione del lavoro: tu devi obbedire e devi
sottostare alle regole”.

“Come si risponde a tutto questo? dobbiamo obbligare un
Paese a vedere quello che non vuole vedere. Obbligarlo a
vedere cosa avviene ovunque, anche vicino a sé. La logica
che ci guida, quella di ignorare i corpi e la loro
cittadinanza deve finire”.

“Le politiche degli ultimi mesi – conclude – non hanno mai
tenuto conto del lavoro reale. L’agricoltura è un lavoro
stagionale, ma non vuol dire che non sia continuativo o
instabile. I voucher sono stati fatti proprio per superare
il lavoro stagionale e la regolarità contributiva che
prevede. Il Governo e il prossimo ministro del Lavoro devono
capire che non siamo di fronte a lavori occasionali”.
(Public Policy)

SOR