ROMA (Public Policy) – L’aula della Camera ha dato il via libera – martedì sera – alla mozione di maggioranza sulle “iniziative in materia di riforma del credito e del sistema di vigilanza bancaria, a tutela dei risparmiatori e per la salvaguardia della sovranità economica nazionale nell’ambito dell’Unione europea”. Bocciata invece la mozione FdI sulla stessa materia a prima firma di Giorgia Meloni, su cui il Governo aveva espresso parere contrario.
Dopo la discussione sulle linee generali della mozione Meloni, che si è svolta lunedì a Montecitorio, è infatti arrivata la mozione di maggioranza M5s-Lega, a firma dei rispettivi capigruppo Francesco D’Uva e Riccardo Molinari, che, tra l’altro, chiede di attivare rapidamente i rimborsi ai risparmiatori che si considerano ‘truffati’ dalla banche, favorire l’iter di approvazione della pdl Borghi volta a chiarire la proprietà statale delle riserve auree nazionali, riformare la Bce riguardo il ruolo di prestatore di ultima istanza, istituire una commissione ministeriale di riforma del diritto bancario.
Nel dettaglio la mozione approvata, in 11 punti, impegna infatti il Governo: “A dare rapida e piena attuazione a quanto disposto dalla legislazione vigente per l’indennizzo dei risparmiatori; a supportare, per quanto di competenza, iniziative volte al miglioramento della governance della Banca d’Italia al fine di allinearla ai prevalenti standard europei; a favorire, per quanto di competenza, l’iter parlamentare della proposta di legge di interpretazione autentica già in discussione alla Camera per ribadire la proprietà statale delle riserve auree in deposito presso la Banca d’Italia”.
La mozione impegna il Governo anche: “A promuovere incontri intergovernativi per discutere della possibile evoluzione delle funzioni delle banche centrali alla luce dell’attuale situazione economica; ad attivarsi in sede europea per promuovere una profonda riforma dei compiti della Banca centrale europea al fine di rafforzare il ruolo di prestatore di ultima istanza per gli Stati membri e consentire il finanziamento diretto di opere pubbliche giudicate prioritarie dal Parlamento europeo; ad adottare iniziative per incrementare ed estendere i poteri di vigilanza della Banca d’Italia, in particolare per la tutela del risparmio, a norma dell’articolo 47 della Costituzione, anche monitorando costantemente l’effettività e l’efficacia della normativa vigente in materia; ad adottare iniziative per rafforzare la collaborazione e il continuo e sistematico interscambio di informazioni e documenti tra le Autorità di vigilanza; ad adottare iniziative per consolidare e potenziare i poteri ispettivi e di accertamento della Banca d’Italia”.
Altri impegni richiesti al Governo sono quelli di “assumere iniziative per istituire una commissione ministeriale di riforma del diritto bancario, allo scopo di individuare le modifiche e le integrazioni necessarie a istituire un sistema delle guarentigie a tutela dei risparmiatori, dei depositanti, dei mutuatari, nonché gli interventi normativi essenziali per la prevenzione delle crisi bancarie”; “valutare l’opportunità di adottare iniziative per introdurre nel nostro ordinamento norme per rafforzare il ruolo della Banca d’Italia nella realizzazione di piani di esdebitazione, sul modello della Banca di Francia, per garantire sostegno a cittadini e imprese e migliorare le opportunità di effettivo recupero delle attività in crisi”; “valutare l’opportunità di iniziative normative di carattere fiscale laddove si renda necessario favorire aggregazioni tra banche di medie e piccole dimensioni per rafforzarne la capitalizzazione”.
La mozione Meloni, invece, chiedeva tra l’altro la separazione bancaria, ossia la distinzione tra banche commerciali e banche d’affari, e di “istituire la fattispecie delle banche di deposito, con la sola funzione di custodire il risparmio”. E inoltre, di “adottare iniziative per definire una normativa che stabilisca che i membri del consiglio di amministrazione e di governo delle banche siano responsabili in solido e senza limiti nel caso di fallimento delle proprie aziende; adottare iniziative per condizionare l’erogazione di eventuali aiuti finanziari a istituti bancari all’applicazione di chiare e stringenti limitazioni: divieto di distribuzione di utili e dividendi per almeno cinque anni, divieto di erogare bonus, tetto ai compensi di amministratori e dirigenti, controllo straordinario sull’operato della banca per verificare l’eventuale mala gestione dell’istituto, responsabilità diretta e personale degli amministratori, divieto definitivo e inappellabile per gli amministratori che si siano resi responsabili della situazione di insolvenza di ricoprire altri incarichi in ambito bancario”.
La mozione FdI chiedeva anche di “adottare le iniziative o opportune affinché le riserve auree eventualmente ancora detenute all’estero siano fatte rientrare nel territorio nazionale“, e di “promuovere le opportune iniziative, per quanto di competenza, volte a modificare la legge n. 243 del 2012 e le norme costituzionali in materia, riaffermando il valore della sovranità nazionale anche in ambito europeo”. Un impegno che si voleva richiedere al Governo era anche quello di “assumere iniziative, anche normative, per disporre l’attribuzione a soggetti pubblici della proprietà della Banca d’Italia”, punto sul quale esiste una proposta di legge, di cui è firmataria la stessa Meloni, ora all’esame della commissione Finanze: l’iter si è interrotto per la decisione della commissione – tra le polemiche di FdI – di richiedere una relazione sul punto alla Bce.
Il deputato Marco Osnato (FdI), illustrando la mozione Meloni poi respinta, ha detto che “il Pd si sta dimostrando coerente con le sue idee di vicinanza al sistema bancario ma oggi, con la mozione di Fratelli d’Italia, il problema si presenta a coloro che fino a ieri ritenevano la nazionalizzazione di Bankitalia una priorità mentre ora che stanno seduti sulle poltrone di Governo non lo pensano più. Gli stessi 5 stelle da sostenitori della rete sono diventati strenui difensori dello status quo. E’ bastata una fugace apparizione nei palazzi del potere per far venire meno la loro verginità. Alla Lega chiediamo di fare la maggioranza ed assicurare che l’oro detenuto nella banca centrale italiana sia dichiarato di proprietà dello Stato. Noi siamo sovranisti e lo dimostriamo anche oggi con questa mozione e lo abbiamo dimostrato qualche giorno fa con un provvedimento analogo sul quale voi avete addirittura chiesto alla Bce l’autorizzazione a poterne parlare. Per Fratelli d’Italia non devono essere i burocrati europei o, peggio, qualche banchiere a decidere le sorti della nostra Patria. Per voi evidentemente sì”.