(Public Policy) – Strasburgo, 3 lug – Il Parlamento europeo
ha dato il suo ok all’accordo sul budget. Con 474 voti a
favore e 193 contrari, i deputati riuniti in plenaria a
Strasburgo per l’ultima riunione prima della pausa estiva
hanno votato questa mattina l’accordo sul Quadro di
finanziamento pluriennale 2014-2020 annunciato giovedì
scorso dal presidente della Commissione europea José Manuel
Barroso, insieme al presidente del Parlamento europeo Martin
Schulz e alla presidenza irlandese del Consiglio dell’Unione
europea.
Venerdì, a conclusione del summit europeo, i leader degli
Stati membri avevano a loro volta confermato il proprio
sostegno all’accordo. Mancava appunto una risposta da parte
del Parlamento, che a febbraio, a causa dei tagli, aveva
votato contro il piano.
“Il nuovo accordo è positivo per l’Europa, per i cittadini
e per l’economia – aveva dichiarato Barroso – L’accordo
include maggior flessibilità sia sui pagamenti che sugli
impegni. Inoltre l’accordo include il front-loading (ovvero
la possibilità di spendere tutti i fondi disponibili entro
il 2015 e rifinanziare il fondo; Ndr) per le questioni
cruciali, come la disoccupazione giovanile e le piccole e
medie imprese”.
In realtà l’Europarlamento si pronuncerà sul vero e proprio
Quadro di finanziamento solo a settembre: quello di oggi è
un segnale favorevole ma non definitivo. “Abbiamo chiesto
condizioni basate sul buon senso. Non possiamo accettare di
far sprofondare l’Unione lungo il pendio scivoloso del
debito”, ha dichiarato l’eurodeputato francese Joseph Daul
del Ppe (Partito popolare europeo), criticando aspramente il
processo decisionale prolungato: “Non si può neanche
continuare con questo mercanteggiare ogni sette anni.
Dobbiamo avere una chiara definizione delle aree finanziate
dagli Stati membri e dall’Unione”.
L’attuale budget prevede 960 miliardi, con un taglio
consistente e senza precedenti rispetto agli anni passati,
taglio che ha appunto determinato in prima battuta la
bocciatura da parte del Pe.
Tuttora non mancano le critiche: se infatti i tre gruppi maggioritari
(Ppe, Alde e S&D) hanno manifestato un tiepido consenso, i Verdi
e la Sinistra unitaria (Gue) hanno denunciato il fallimento
dell’accordo rispetto alla disoccupazione giovanile e la
protezione dell’ambiente.
Alcuni rappresentanti di Ecr (Conservatori e riformisti
europei) e Efd (Gruppo Europa della libertà e della
democrazia) hanno sottolineato come l’Ue sia stata
parzialmente responsabile della crescita della
disoccupazione giovanile. “Abbiamo raggiunto una
flessibilità quasi totale. Il Parlamento può ora riportare
gli stanziamenti di pagamento da un anno all’altro e fra
capitoli, e ciò permetterà che i 908 miliardi di euro
saranno pienamente disponibili, a differenza nell’ultimo
periodo quando 55 miliardi sono stati persi”, ha detto Guy
Verhofstadt, eurodeputato belga dell’Alde.
Verhofstadt ha anche sottolineato che il Parlamento non
deve dare il suo via libera definitivo all’accordo fino a
quando il Consiglio non accetterà il pagamento di 3,9
miliardi di euro per le spese in sospeso del 2013, una
clausola di revisione vincolante, lo sviluppo di un nuovo
sistema di risorse proprie e, infine, un bilancio moderno
dotato di più risorse per l’innovazione e l’agenda digitale.
Di risorse proprie ha parlato anche Alain Lamassoure,
eurodeputato del Ppe, responsabile della negoziazione sul
budget e presidente della commissione che se ne occupa. In
una recente intervista al sito EurActiv.com ha infatti
dichiarato che la Commissione europea sembra essersi
dimenticata del Trattato di Lisbona: “Il Trattato affida
all’Ue nuove responsabilità e competenze politiche, che
richiedono appunto fondi addizionali”.
Da ridiscutere, secondo il presidente della commissione
parlamentare, anche anche il termine dei 7 anni: “Sarebbe
meglio se il bilancio fosse programmato per 5 anni e fosse
discusso giusto un anno dopo l’elezione del Parlamento
europeo, questo renderebbe le cose più facili e il processo
più democratico”. (Public Policy)
DSA