ROMA (Public Policy) – Un Centro nazionale del cinema e delle “espressioni” audiovisive con sede a Roma (formato da un presidente, un consiglio di amministrazione, un direttore, un comitato direttivo e un collegio dei revisori dei conti), con il compito di far nascere nuovi cinema – ma anche “modernizzare” le sale già esistenti – e creare, produrre, distribuire e pubblicizzare le nuove opere cinematografiche e audiovisive.
Non solo, al nuovo istituto dovrà essere affidato il ‘Registro’ delle opere (che dal 1938 è in capo alla Siae).
Come verrà finanziato? Lo Stato stanzierà per il primo anno 5 milioni di euro, i cittadini invece lo finanzieranno attraverso una “tassa” di scopo sui biglietti d’ingresso al cinema (stessa cosa varrà per gli editori televisivi, a cui sarà imposto un “prelievo” sul fatturato annuale).
È questa la proposta di riforma del settore cinematografico del Partito democratico contenuta nella legge quadro (per “il riassetto e la valorizzazione delle attività cinematografiche e audiovisive”) a firma della senatrice Rosa Maria Di Giorgi, all’esame in prima lettura in commissione Istruzione al Senato.
Le nuove regole, previste dal ddl all’inizio dell’iter parlamentare, si applicheranno ai film e alle opere audiovisive (realizzati con tecnologie di qualunque natura, anche sperimentali), “diffuse” e “distribuite” non solo nei cinema, ma anche attraverso “servizi online” e “telefonici”.
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SOR