ROMA (Public Policy) – No all’obbligo del casco per le biciclette e più zone 30 nei centri urbani. Queste alcune delle richieste arrivate da Fiab (Federazione italiana amici della bicicletta), Italian cycling embassy e Salvaiciclisti in audizione in commissione Trasporti della Camera sulle pdl di modifica del codice della strada.
Edoardo Galatola, di Fiab, ha sostenuto come “più ciclisti ci sono sulle strade e non solo più i ciclisti sono sicuri ma si diminuisce anche l’incidentalità”. Per questo Fiab e Italian cycling embassy hanno chiesto l’introduzione di più zone trenta, l’introduzione del doppio senso ciclabile, segnaletica dedicata, e bici sulle preferenziali.
Sull’obbligo del casco per i ciclisti il rappresentante di Fiab ha sostenuto che “il problema è che bisogna fare una analisi costi benefici. Il casco è utile? Si; è risolutivo? No, perché il casco protegge se cado da solo ma non protegge se sono investito. E’ dimostrato che inserendo un obbligo di questo tipo si dimezza il numero dei ciclisti e questo raddoppia il pericolo per i ciclisti”.
Per la Fiab occorre fare delle zone 30 “il concetto principe in termini di pianificazione della mobilità, anche nelle aree scolastiche”. Andrea Colombo, segretario di Italian Cycling Embassy, ha chiesto di “inserire il limite a 30 km/h per tutte strade urbane di quartiere e locali”.
Sul doppio senso ciclabile (o senso unico eccetto bici), Fiab ha sostenuto la necessità di “introdurre il concetto di comodità: si inizierà a usare la bici nel momento in cui sarà più comodo. La paura che questa misura suscita viene eliminata dai numeri perché tutte le soluzioni adottate nel resto d’Europa hanno dimostrato che l’incidentalità, sia dei ciclisti che degli automobilisti, diminuisce sensibilmente. L’80% degli incidenti in bici sono provocati da urti da dietro o laterali”. Un’altra richiesta ha riguardato la cancellazione della norma inserite con l’ultima manovra che permette ai comuni di consentire l’accesso delle auto ibride e delle elettriche alle ztl.
D’accordo con tutte queste misure anche Simona Larghetti, portavoce di Salvaiciclisti, che ha ricordato come “l’Italia è uno dei Paesi in cui si muore di più in assoluto, e molte delle proposte vanno in questa direzione, come il doppio senso ciclabile e l’uso delle preferenziali per le bibiclette. Si tratta di una necessità che i cittadini sentono, la maggior parte degli incidenti avviene sulle strisce pedonali. Quanti punti di pil perdiamo in costi indicentali? Siamo già fanalino di coda in Europa, non possiamo tornare indietro di 30 anni inserendo misure come l’obbligo del casco per i ciclisti, che paragona l’uso che uno sportivo fa della bici a l’uso che ne ne fa mia nonna a 80 anni. Cosa diremo alle aziende di bike sharing che hanno investito nel nostro Paese? Che i loro utenti dovranno iniziare a usare il casco? Il bike sharing sparirebbe”.
Larghetti ha chiesto inoltre di permettere il controllo della velocità anche nei centri urbani e di prevedere l’obbligo di installazione del dispostivo Isa (Intelligence speed adaptantion) sulle automobili.