di Francesco Galietti
ROMA (Public Policy) – Come ampiamente atteso, le elezioni inglesi hanno fatto registrare il tracollo dei Tories. Assistiamo oggi all’avvento dei laburisti nella loro più recente reincarnazione: non più gli yuppies mercatisti e riformisti di Tony Blair, e nemmeno i radicali di sinistra di Jeremy Corbyn, bensì i centristi di Keir Starmer.
L’idillio tra Rishi Sunak e Giorgia Meloni, in cui molto si giocava sulla chimica interpersonale (baci, abbracci, i rispettivi figlioletti che giocavano volentieri assieme) cede il campo a una dinamica diversa. Starmer è più meticoloso, meno solare di Sunak. Quanto a Meloni, si è lasciata alle spalle il vertice G7 di Fasano, e il testimone a breve passerà al Canada, che è membro di peso del Commonwealth. Tuttavia sarebbe sbagliato attendersi che un’ondata di freddo e gelo si abbatterà sul bilaterale Roma-Londra.
Londra punta a un miglioramento nei rapporti con Berlino, e diversi segnali indicano che ciò sta avvenendo, ma Roma in ogni caso può essere un importante contrappeso all’interno della Ue. Tanto più che Parigi versa ormai in pessime condizioni. Inoltre Londra, che è il lord protettore di scandinavi, baltici e polacchi (in prima linea di fronte alla assertività russa), ha preso atto con fastidio del pollice verso di Meloni a Kaja Kallas, l’estone candidata alla poltrona di Alto rappresentante della Commissione. È certo che Londra proverà ad evitare il ripetersi di questo tipo di episodi.
Al piano politico, infine, si affianca quello militare-industriale. Sia il Regno Unito che l’Italia hanno infatti aderito al progetto trilaterale Gcap, cioè a una piattaforma aerea di sesta generazione che implica un vasto sistema informativo integrato con sistemi armi robotizzate. Si tratta di tecnologie di superiorità, ed è da mettere in conto che il progetto abbia avuto un avallo del Pentagono statunitense, che ha interesse a rinforzare la capacità militare dei suoi alleati più stretti.
@galietti82