Concorrenza, le liberalizzazioni mancate non entrate nel ddl del governo

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ROMA (Public Policy) – Nel testo del ddl Concorrenza varato dal Consiglio dei ministri venerdì scorso ci sono norme riguardanti liberalizzazioni nei settori assicurazioni, poste, comunicazioni, banche, energia, avvocati, notai, farmacie, ingegneri. Ma ci sono tante altre norme contenute nelle bozze del provvedimento circolate nei mesi scorsi – e anticipate da Public Policy – che non hanno superato lo scoglio del Cdm. Liberalizzazioni mancate. Ma solo per il momento, visto che nessuno può escludere che qualcuna di quelle norme che non hanno visto la luce rispuntino fuori sotto forma di emendamenti nel corso dell’esame parlamentare del ddl. Eccone alcune:

FERROVIE, SALITA/DISCESA LIBERA PER I PASSEGGERI
Un articolo prevedeva che lo svolgimento di servizi ferroviari passeggeri in ambito nazionale non poteva essere soggetto a limitazioni nel diritto di far salire e scendere passeggeri in stazioni situate lungo il percorso del servizio. Inoltre si prevedeva che che nei casi in cui la misura avesse compromesso l’equilibrio economico di un contratto di servizio pubblico in termini di redditività di tutti i servizi coperti dal contratto, l’operatore ferroviario sarebbe stato tenuto a corrispondere diritti per l’esercizio del collegamento fra due stazioni all’interno del territorio nazionale.

TARI, NO RIDUZIONI RICICLO RIFIUTI SPECIALI ASSIMILATI
Un articolo prevedeva la soppressione della norma che prevede che “per i produttori di rifiuti speciali assimilati agli urbani, nella determinazione della Tari, il comune disciplina con proprio regolamento riduzioni della quota variabile del tributo proporzionali alle quantità di rifiuti speciali assimilati che il produttore dimostra di aver avviato al riciclo, direttamente o tramite soggetti autorizzati”. Il passaggio che si intendeva abrogare è un comma della legge di Stabilità 2014 (il secondo dell’art. 649).

VENDITA ‘LIBERA’ STAMPA PERIODICA E QUOTIDIANA
I quotidiani e i periodici potranno essere venduti senza nessun tipo di autorizzazione, ma nel rispetto delle “norme relative alla tutela della salute e dell’ordine pubblico”. Era una norma contenuta in una delle bozze del ddl Concorrenza che prevedeva anche che la possibilità che i punti vendita esclusivi – come le edicole – avrebbero potuto rivenderli o cederli senza passaggi amministrativi a punti vendita non esclusivi.

UNIVERSITÀ, NO FABBISOGNO PROFESSIONALITÀ POSTI LEGALI
Un’altra norma cassata stabiliva che nel determinare annualmente il numero di posti universitari a livello nazionale per le professioni legali (ma non solo: vale anche per medici e architetti) il ministero dell’Istruzione avrebbe dovuto valutare l’offerta potenziale del sistema universitario, ma non avrebbe più dovuto tenere conto (come oggi) del “fabbisogno di professionalità del sistema sociale e produttivo”.

SE BASSI LIVELLI SANITÀ OK A PIÙ AZIENDE PRIVATE
Un’altra norma non entrata nel pacchetto stabiliva che le Regioni, ogni due anni, nel caso non si raggiungano i livelli “essenziali” di assistenza (fissati dal Piano sanitario regionale), avrebbero bandito una “selezione” per l’accreditamento di aziende private al Servizio sanitario nazionale. La norma, che modificava il dlgs 502 del 30 dicembre 1992, prevedeva che “ciascuna Regione verifica, con decadenza biennale, l’adeguatezza al conseguimento degli obiettivi fissati dal Piano sanitario regionale del numero e della dislocazione delle struttura accreditate. In caso di mancato o parziale raggiungimento dei livelli essenziali e uniformi di assistenza, nonché degli eventuali livelli integrativi locali, e comunque al fine di razionalizzare la rete delle strutture accreditate, ciascuna Regione indice almeno ogni due anni una selezione per l’accreditamento istituzionale di operatori provati operanti da almeno due anni”.

EDITORIA, NIENTE PIÙ LIMITI A SCONTI LIBRI
Abolire il limite massimo del 15% di sconto applicabile sui libri, fissato dalla legge Levi del 2011. Era un altro articolo contenuto in una delle bozze del ddl che non è riuscito a vedere la luce. Di conseguenza sarebbero stati aboliti i commi 3 e 4 dell’articolo 2 della legge Levi che, rispettivamente, permettevano una deroga alla regola del tetto massimo agli sconti per il mese di dicembre e permettevano una sconto massimo del 20% in occasione di eventi particolari come manifestazioni o fiere. In questo modo la vendita dei libri sarebbe tornata ad essere soggetta alle norme in materia di vendite promozionali, di saldi di fine stagione e di disciplina del settore della distribuzione commerciale previste dal decreto 223/2006 e dalla legge 248/2006.

COPYRIGHT, EQUO COMPENSO COPIA PRIVATA NEL PREZZO
La quota pagata come equo compenso per copia privata dovrà essere specificata nel prezzo degli apparecchi in vendita. Era questa un’altra delle norme contenute in una della bozza del disegno di legge sulla concorrenza che non ha superato l’esame del Cdm.

PRIVATIZZAZIONE TPL E STOP AFFIDAMENTI IN HOUSE
Un altro articolo che non ha passato l’esame finale del Cdm prevedeva che imprese diverse dal concessionario del servizio di trasporto pubblico locale “possano fornire servizi di trasporto anche in sovrapposizione alle linee gestite in regime di esclusiva”. E ancora veniva previsto: abrogazione della possibilità di affidamenti ‘inhouse’ per il Tpl con un premio, invece, “nella ripartizione dei fondi, le Regioni e gli Enti che assegnano il servizio tramite gara”. Nel caso in cui la norma sarebbe stata introdotta – si leggeva nelle osservazioni – “prevedere libertà di accesso al mercato ed eventualmente corresponsione di royalty qualora ciò comprometta l’equilibrio economico dell’esercente il servizio pubblico”.

A STATO COMPETENZA CAMPI ELETTROMAGNETICI
Un articolo prevedeva di trasferire dai Comuni allo Stato la competenza sulla “minimizzazione dell’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici”, in modo “da non consentire limitazioni alla realizzazione delle reti”.

PER PORTI STOP FUTURE CONCESSIONI SENZA GARA
Per il settore portuale una delle bozza prevedeva “un termine entro il quale le concessioni affidate direttamente senza il ricorso a una procedura a evidenza pubblica devono cessare”. (Public Policy) NAF