Cosa c’è nel ddl Concorrenza: dalle colonnine al trasporto pubblico

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di Giuseppe Pastore

ROMA (Public Policy) – Il nuovo ddl Concorrenza si preannuncia molto più snello di quello degli ultimi anni. Si compone di 9 articoli, infatti, la bozza – presa in visione da Public Policy – del disegno di legge licenziato mercoledì dal Consiglio dei ministri.

Confermati gli ambiti di intervento di competenza del Mimit e del Mit. Si va dalle disposizioni in materia di servizi pubblici locali (con l’obiettivo di rafforzare la vigilanza e i controlli degli enti locali e degli altri enti competenti sulla gestione dei servizi), passando per la gestione delle colonnine per le auto elettriche fino ad arrivare agli interventi in materia di società tra professionisti.

Nella bozza trovano spazio anche norme sui servizi di trasporto pubblico per ferrovia di competenza regionale e interventi di semplificazione degli oneri amministrativi per i gestori di aeroporti minori. Si punta poi a rafforzare le misure che consentono un corretto impiego dei prodotti cosmetici e dei prodotti biocidi con l’intento di perseguire la tutela della concorrenza e della salute del consumatore.

Si predispone poi una revisione dei criteri di accesso ed eleggibilità per il rilascio e il rinnovo dell’accreditamento e del convenzionamento. E, infine, si introducono disposizioni per favorire la ricerca applicata e la trasformazione tecnologica delle filiere produttive nazionali, supportando le attività destinate al trasferimento delle conoscenze della ricerca scientifica ai settori produttivi e industriali.

Nella bozza, tuttavia, non rientra l’intervento anticipato ieri a Public Policy in materia di shrinkflation (riporzionamento dei prodotti). Il tema era stato affrontato nello scorso ddl concorrenza introducendo l’obbligo di etichetta nel caso di riporzionamento dei prodotti preconfezionati con l’obiettivo di informare il consumatore della riduzione della quantità del prodotto.

Una prima versione della norma, tuttavia, prevedeva non solo l’obbligo di informazione ai consumatori, ma anche quello di indicare sull’etichetta l’aumento del prezzo in termini percentuali. Non si esclude che un intervento in tal senso possa esserci nel corso dell’iter parlamentare che quest’anno partirà dalla commissione Industria del Senato. (Public Policy)

@cg_pastore