Ddl Lavoro, stallo alla Camera. Le opposizioni impediscono il voto in commissione

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ROMA (Public Policy) – Continua a slittare l’avvio delle votazioni sugli emendamenti al ddl Lavoro, depositati a inizio marzo nella XI commissione di Montecitorio. L’esame del provvedimento, varato oltre un anno fa dal Governo, infatti, sarebbe dovuto entrare nel vivo ieri. Ma anche questa volta non si è riusciti a votare nemmeno un emendamento, rinviando tutto alla prossima settimana.

“Durante la seduta siamo intervenuti tutti per impedire che si svolgesse il primo voto”, hanno spiegato i capigruppo in commissione di Pd, M5s, Avs, Azione e Gruppo Misto. Gli esponenti della minoranza, infatti, sono intervenuti per chiedere al Governo (era presente il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon) di fornire tutti i pareri invece che illustrarli di volta in volta, articolo per articolo, così da conoscere la visione del Governo sull’impianto degli emendamenti.

“Siamo davanti a una farsa, perché la scusa che viene accampata è che si deve procedere articolo per articolo. Come in una serie Netflix dove a ogni puntata c’è un colpo di scena”, ha commentato il deputato del Pd Arturo Scotto: “Abbiamo chiesto di avere un quadro complessivo. Niente da fare, come se fosse un atto di lesa maestà”.

Così, non è stato possibile avviare le votazioni sull’articolo 2 (che apporta modifiche al dlgs 81 del 2008 in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro) su cui il sottosegretario Durigon era pronto a illustrare i pareri dell’Esecutivo. Per quanto riguarda l’articolo 1, invece, è stato presentato un emendamento soppressivo della norma perché il suo contenuto (l’istituzione di un sistema informativo per la lotta al caporalato nell’agricoltura) è stato inserito all’interno del dl Agricoltura durante l’esame in Senato.

Non solo, perché in commissione Lavoro è stato anche presentato un nuovo emendamento a firma della relatrice Tiziana Nisini (Lega) con cui si propone di continuare a “valorizzare” i consultori familiari, ma di “potenziare” – e non più solo “valorizzare” – i centri per la famiglia. In particolare, si chiede che il Fondo per le politiche della famiglia finanzi “interventi volti a potenziare il ruolo dei centri per la famiglia”.

Attualmente, invece, il Fondo in questione si limita a finanziare, tra le altre cose, “interventi volti a valorizzare il ruolo dei consultori familiari e dei centri per la famiglia”. L’intenzione, si legge nel testo dell’emendamento, sarebbe quella di “rafforzare le funzioni di supporto e di informazione alle famiglie svolte dai centri per la famiglia, anche con riferimento alle misure di conciliazione dei tempi di vita-lavoro”.

I sub emendamenti alla nuova proposta di modifica dovranno essere depositati entro le 12 di questa mattina. (Public Policy) GPA