Diffamazione, via libera all’emendamento ‘salva giornalisti’

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ROMA (Public Policy) – di Fabio Napoli – La commissione Giustizia alla Camera ha approvato l’emendamento alla proposta di legge sulla diffamazione presentato dal relatore, il capogruppo Pd in commissione Walter Verini, per tutelare i giornalisti e i direttori delle testate fallite da eventuali maxi richieste di risarcimento.

Uno strumento per “qualificare come privilegiato il credito, nei confronti della testata giornalistica fallita, di colui che – aveva spiegato Verini – in adempimento di una sentenza di condanna al risarcimento del danno derivante da diffamazione, ha provveduto al pagamento in favore del danneggiato”.

Il relatore – rispetto all’emendamento riportato la settimana scorsa da Public Policy – ha riformulato il testo sulla base di un subemendamento del Movimento 5 stelle. Nel dettaglio la riformulazione ha inquadrato la nuova disposizione nell’articolo 2751-bis del Codice civile (Crediti per retribuzioni e provvigioni, crediti dei coltivatori diretti, delle società od enti cooperativi e delle imprese artigiane).

Così facendo, tra i casi di privilegio generale sui mobili, viene inserito “il credito, nei confronti del proprietario della pubblicazione dell’editore, del direttore responsabile e del giornalista, ancorché pubblicista e praticante, che, in adempimento di una sentenza di condanna al risarcimento del danno derivante da offesa all’altrui reputazione, hanno provveduto al pagamento in favore del danneggiato, salvo nei casi in cui sia stata accertata la natura dolosa della condotta del direttore responsabile e del giornalista”.

Dunque, come Verini aveva spiegato a Public Policy, un modo per “tutelare quei giornalisti e quei direttori che sono chiamati a rispondere di un risarcimento quando la società editoriale è fallita, facendo seguire al risarcimento la stessa procedura dei fallimenti”.

Il capogruppo Pd in commissione aveva poi aggiunto che “non c’è solo il caso dei giornalisti de l’Unità, anche se è il più noto”. Questo perché il caso era stato sollevato dal deputato M5s Andrea Colletti, per cui “non si può assolutamente prevedere che la disposizione si applica anche alle procedure in corso. Si dovrebbe sempre evitare – aveva detto in commissione – di approvare disposizioni ad personam sia che siano a favore del direttore de l’Unità sia che favoriscano il presidente del Consiglio”.

Verini aveva però di nuovo escluso questa possibilità, ribadendo in commissione che l’emendamento “non nasce da qualche particolare e specifico episodio, come paventato da qualcuno, essendo volto piuttosto a venire incontro ad istanze sollevate dall’Ordine dei giornalisti e dalla Federazione nazionale della stampa in termini generali”.

L’emendamento è stato approvato con i voti favorevoli di tutti i gruppi eccetto il Movimento 5 stelle che ha preferito astenersi. “Non vediamo perché si debba dare un privilegio ai giornalisti o ai direttori di giornali a scapito di altre imprese che magari hanno fornito servizi alla testata fallita – ha spiegato a Public Policy Colletti – anche perché, in teoria, il giornalista o il direttori di testata potrebbe aver commesso sul serio il reato di diffamazione”. (Public Policy)

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