GIUSTIZIA, IL DDL SULLE PENE ALTERNATIVE AL CARCERE TORNA IN COMMISSIONE

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(Public Policy) – Roma, 21 dic – Il ddl sulle pene detentive
alternative al carcere si ferma in Aula al Senato, torna in
commissione Giustizia, e a questo punto, molto
probabilmente, non verrà più approvato. Il ministro della
Giustizia Paola Severino è intervenuta, amareggiata ma dura,
nell’Aula di Palazzo Madama:

“In altri Paesi le misure alternative alla detenzione
vengono applicate nel 75% dei casi, ad esempio in Francia e
in Germania, mentre in Italia, nell’82% dei casi, si va in
carcere. Volevamo rovesciare queste proporzioni, far tornare
la galera l’extrema ratio per i reati che abbiamo indicato,
con misura di pena contenuta. Credevo volessimo avere un
Paese al passo con i tempi. È un provvedimento importante
che avrebbe dovuto essere approvato stamattina, invece vado
via con amarezza”.

ALLA LEGA
“Rispondo innanzitutto alla Lega, ricordando che per i
reati come lo stalking, se sono previste pene minori di 4
anni, esiste già una previsione di non carcerazione
preventiva. Quanto alle lacune del testo non posso che
appellarmi alla Camera che ha condiviso questo provvedimento
con forza, con numeri significativi”.

AL NUOVO GRUPPO FRATELLI D’ITALIA-CENTRODESTRA NAZIONALE
“Sul provvedimento si dice tutto e il contrario di tutto:
forse la verità sta nel mezzo. È un problema di qualità
delle scelte, non di numeri. E voi mi chiedete: ‘Perchè il
provvedimento ha dormito alla Camera e ora viene fuori con
questa urgenza?’ Lo so anch’io, e non l’abbiamo fatto per
rispetto di questo Parlamento, si sarebbe potuto fare
insieme al Salvacarceri, ma pendevano sul Parlamento una
serie di ddl e non abbiamo voluto sovrapporre un decreto
legge sopra ddl ampi di cui le Camere si erano già fatte
carico. Speravamo che l’urgenza di questo fosse chiara a
tutti”.

ALL’ITALIA DEI VALORI
“Le difficoltà tecniche – ha detto il ministro rivolto a
Luigi Li Gotti (Idv) – che ha sollevato sono apparenti
difficoltà. Le sue informazioni non sono corrette: questo
non è un provvedimento che sostituisce la detenzione
domiciliare a quella carceraria, ma dà al giudice un
ulteriore strumento. Questo è un provvedimento che prevede
anche di sentire cos’ha da dire la persona offesa, dunque è
un provvedimento che contempera…. – e qui Severino viene
interrotta da urla, riprende, poi viene nuovamente
interrotta e deve intervenire il presidente Schifani – È
stato anche detto che a questo punto il condannato avrebbe
il diritto di chiedere la detenzione domiciliare o la messa
alla prova: falso, la decisione è sempre del giudice”.

“A chi parla di amnistia mascherata non posso che
ricordare, nuovamente, i numeri. Perchè altrimenti il Dap
(Dipartimento amministrazione penitenziaria; Ndr) mente ai
relatori della commissione Giustizia e al suo stesso
ministro: gli ultimi dati parlano di un provvedimento che
interesserebbe 2.100 persone. Ma sarà sempre il giudice a
decidere quanti saranno”.

Il testo è stato dunque rinviato in commissione, con una
decisione “sofferta”, come ha detto Renato Schifani, che
ieri ha fatto visita al leader radicale Marco Pannella, in
sciopero totale di fame e sete da dieci giorni. (Public
Policy)

GAV