ROMA (Public Policy) – Provvedimenti che tardano ad arrivare, ingorgo legislativo, pochissime riunioni preparatorie del Consiglio dei ministri e “scarse” informazioni tra Palazzo Chigi e i ministeri, in particolare con il dicastero per i Rapporti con il Parlamento. E ancora: collaboratori in attesa di conferma (senza stipendio da febbraio scorso) e possibile taglio di 1600 persone in posizione di comando presso i ministeri.
Sono questi, a quanto si apprende da fonti di governo, i nodi che complicano l’attività di Palazzo Chigi e che “rallentano” i lavori delle riforme annunciate dal premier Matteo Renzi. Quindi – riferiscono più fonti – Palazzo Chigi è alle prese con un “ingolfamento” legislativo (e non solo), che riguarda principalmente il Dagl (il Dipartimento per gli affari giuridici e legislativi).
“Il dipartimento – spiega una fonte – nelle ultime settimane ha lavorato con la Funzione pubblica alla riforma della Pa (varata venerdì scorso dal Cdm; Ndr)”, ma oltre alla stesura dei provvedimenti “il Dagl dovrebbe occuparsi anche delle riunioni preparatorie del Cdm, che però non vengono quasi più convocate, e anche della Banca dati di Palazzo Chigi, dove però non vengono inseriti i provvedimenti che poi arrivano in Consiglio”. Questo porta “a una scarsa informazione tra Palazzo Chigi e i ministeri che faticano ad avere i testi dei provvedimenti”.
Secondo un’altra fonte, “i testi non girano e i Consigli dei ministri vengono convocati una o due ore prima” e questo potrebbe significare “o una grande disorganizzazione interna o una strategia ben precisa, per far uscire meno informazioni possibili. Propendo – aggiunge – più per la seconda”. Ma non solo, perché Palazzo Chigi deve affrontare anche il problema del riordino interno dei dipendenti e dei contratti dei collaboratori, che ormai da quattro mesi lavorano senza stipendio.
“C’è chi tra noi – riferisce una fonte – ha chiesto prestiti per poter continuare a lavorare, non prendiamo lo stipendio da febbraio“. Quello che manca è un decreto del presidente del Consiglio che quantifichi gli stipendi del personale di ciascun ministero senza portafoglio.
Ma il dpcm – viene riferito – “non è ancora pronto” e in ogni caso prima della firma di Renzi dovrà essere ultimata “la ricognizione su chi fa cosa”. Sembra essere intenzione del governo, infatti, attuare una razionalizzazione degli uffici, con un taglio medio delle risorse per il personale del 30%. Obiettivo, quindi, è quello di far lavorare soprattutto personale interno (di ruolo ma anche collaboratori) e meno personale in posizione di comando, più costoso rispetto ai primi.
Il personale in comando, infatti, oltre allo stipendio riceve un’indennità aggiuntiva “che – dice un funzionario – aumenta nettamente i costi”. In particolare, per ‘personale in comando’ si intendono – secondo il Testo unico sugli impiegati civili dello Stato – quegli impiegati pubblici che possono essere destinati a prestare servizio presso un’amministrazione diversa da quella di appartenenza per un periodo determinato e in via eccezionale “per riconosciute esigenze di servizio o quando sia richiesta una speciale competenza”.
A quanto viene riferito, circa dieci giorni fa le organizzazioni sindacali hanno incontrato funzionari e delegati del personale di Palazzo Chigi per discutere proprio della questione dei rinnovi contrattuali e del personale in comando. Secondo fonti di governo, sarebbero 1600 i lavoratori in comando a cui probabilmente non sarà rinnovato il contratto. Da Palazzo Chigi, però, rassicurano: “Entro la fine di giugno arriverà il provvedimento e la situazione sarà sanata”.(Public Policy)
SOR