Nel centrosinistra il “campo largo” resta solo un’ipotesi

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di David Allegranti

ROMA (Public Policy) – Il cosiddetto ‘campo largo‘ sta incontrando più di una difficoltà, più di un problema nel suo aggiornamento estivo in vista della ripresa di settembre. La segretaria del Pd Elly Schlein vorrebbe una coalizione testardamente unitaria, con dentro tutti quelli che ci stanno, ma basta che uno non sia d’accordo e il centrosinistra deve ricominciare daccapo.

In questo caso, il problema è Giuseppe Conte. Il presidente del Movimento 5 stelle è alle prese con un duro scontro interno al suo partito; con la Costituente alla quale sta lavorando vorrebbe cambiare il logo e modificare qualche regola fortemente identitaria, come il limite dei due mandati, ma Beppe Grillo, co-fondatore e garante del M5s, non è affatto d’accordo. Dice che ci sono alcune regole fondative – capisaldi costituzionali del Movimento – alle quali non si può rinunciare. Sicché da giorni va avanti una corrispondenza pubblica fra il capo del M5s e il suo co-creatore. Sullo sfondo, rimangono i possibili ricorsi legali e il rischio di una scissione. Ma se anche non ci fosse il duello con l’ex comico, i cinque stelle sarebbero comunque in difficoltà a stare serenamente nel campo largo. Tanto per cominciare, Conte ribadisce in ogni sua uscita pubblica il suo ‘No’ a Matteo Renzi che, invece, vorrebbe tornare attivamente nel centrosinistra (facendo per questo adontare non poco parlamentari come Luigi Marattin, pronto da settimane a dar battaglia in un ipotetico congresso – il 28 settembre si svolgerà l’assemblea nazionale – di Italia viva).

“Per aggregare un due-tre per cento di voti, si farebbero scappare tutti gli elettori del M5s e anche una buona parte di quelli del Pd. In tanti mi fermano per strada e mi implorano di non imbarcare Renzi“, ha detto Conte in un’intervista a Repubblica: “Temono la sua capacità demolitoria, si è sempre distinto per farli cadere, i Governi, anziché per farli durare. Senza contare le volte che in Parlamento ha votato con la destra”. Non solo. L’ex presidente del Consiglio fatica a schierarsi con il centrosinistra in politica estera. Ancora una volta, di fronte alla domanda su chi preferisca fra Trump e un suo avversario (ora Kamala Harris), nicchia: “Giudicheremo la prossima presidenza sui fatti. Alla convention democratica sono emersi temi interessanti e in linea con una forza progressista, come il progetto di eliminare i debiti legati a spese mediche, la volontà di mettere un tetto ai prezzi dei generi alimentari e la previsione di sussidi per l’acquisto della prima casa”.

Per Conte, comunque, se anche dovesse vincere nuovamente Trump non sarebbe un dramma. Molti lo considerano una minaccia per la democrazia ma lui ha un’altra idea: “Non condivido, la libera scelta dei cittadini non è mai una minaccia per la democrazia. Anche in Italia è un argomento che non ho mai usato contro Meloni”, ha detto ancora Conte a Repubblica scatenando l’insoddisfazione del Partito democratico, che invece si è schierato con la candidata dei democratici alle elezioni presidenziali di novembre.

Ancora una volta, insomma, il Pd si trova a dover convincere il M5s della bontà di un progetto unitario per provare a battere la coalizione di destra-centro. Non soltanto alle elezioni politiche, ma anche sui mitologici territori. Dove pure non mancano frizioni e rotture. Emblematico il caso di Bari, dove l’alleanza fra dem e cinque stelle ha resistito poco meno di uno yogurt; alla prima seduta del consiglio comunale il gruppo consigliare del M5s ha annunciato di non voler far parte della maggioranza di centrosinistra e di volersi limitare all’appoggio esterno.

In Toscana, dove l’anno prossimo si vota alle regionali, il M5s non è del tutto convinto, anzi, di voler sostenere un secondo mandato di Eugenio Giani, attuale governatore. Su tutto, a fare la differenza sarà la questione dei trasporti: per Giani qualsiasi intesa con i 5 stelle non può che passare dal superamento dell’ostilità dei populisti verso le preziose infrastrutture di cui Firenze e la Toscana hanno bisogno. “Per noi rimane inutile il nuovo aeroporto di Firenze”, ha ribadito in questi giorni il deputato toscano del M5s Andrea Quartini. Non esattamente il miglior viatico per un dialogo con chi attualmente governa la Regione. Per ora, insomma, il campo largo è e rimane un’ipotesi. (Public Policy)

@davidallegranti