Il fallimento dei referendum: un Paese con la testa altrove

0

di David Allegranti

ROMA (Public Policy) – Per anni non si potrà più parlare di giustizia in Italia. Quorum lontanissimo, un Paese con la testa altrove (nemmeno al mare: oltre), leader deboli che promuovono referendum che non sanno poi difendere (Matteo Salvini, su tutti), partiti della maggioranza come il Pd che non vogliono creare troppi problemi al M5s, giornali con sempre meno lettori a caccia di nuovi-vecchi lettori populisti.

Troppo tecnici i quesiti? Poca attenzione su temi come la giustizia, considerati lontani dalla gente, al contrario del prezzo del pane che sale? Chissà. In ogni caso è un fallimento. Anzitutto per quelle forze politiche che hanno voluto i referendum e poi hanno fischiettato allegramente. Vedi la Lega, appunto, che ha una responsabilità storica: quella di aver usato i referendum come taxi. Esulta chi si è opposto, come il comitato “ilNOmedianteilNON”, che promuoveva l’astensione: “I pur grandi mali della giustizia non possono risolversi con l’uso dell’accetta demagogica per risolvere questioni intricate su cui i cittadini hanno opinioni assai diversificate. In materia di giustizia, è una procedura ineludibile l’alta mediazione parlamentare, oltretutto perché è la sola che fa intendere quali siano gli intenti dei vari gruppi politici e che permetta agli elettori di giudicare”, ha detto Enzo Marzo, direttore di Critica liberale.

L’informazione televisiva, specie quella del servizio pubblico, non ha fatto il suo lavoro. Lo ha certificato anche l’Autorità per la Garanzia nelle comunicazioni. Nel periodo 7 aprile-21 maggio i telegiornali Rai (TG1, TG2, TG3, Rai News 24) hanno dedicato al tema un’ora, 51 minuti, 22 secondi, pari allo 0,3 per cento della programmazione; gli extra-tg di testata (Porta a Porta, TG3 Linea Notte) hanno parlato degli argomenti sui si sono espressi i cittadini per un’ora, 21 minuti e 31 secondi, pari allo 0,23 per cento del totale. Nella settimana successiva (22-28 maggio), ha sottolineato l’associazione Extrema Ratio, “si è registrato un miglioramento minimo: i telegiornali vi hanno dedicato l’1,10 per cento del tempo, gli extra-tg lo 0,33 per cento.

A nulla sono serviti i richiami dell’Agcom, che ha formulato un richiamo alla Rai e agli altri fornitori di servizi di media televisivi affinché  assicurassero “una immediata e significativa inversione di tendenza rispetto a quanto rilevato garantendo una adeguata copertura informativa ai temi dei referendum, allo scopo di offrire all’elettorato un’informazione corretta, imparziale e completa sui quesiti referendari e sulle ragioni che sono avanzate a supporto delle due opzioni di voto”. Parole al vento, anche perché ormai la frittata era già stata fatta. Tra i messaggi peggiori è quello che a occuparsi di giustizia debbano essere solo gli addetti ai lavori. “L’idea che il popolo non sia in grado di esprimersi sulla giustizia tradisce una concezione domestica della stessa da parte della magistratura associata e di quelle fazioni politiche che, da Mani Pulite in avanti, altro non hanno fatto che pavidamente assecondarla, anche nelle sue peggiori derive. L’amministrazione della giustizia è per le toghe un affare interno, che non riguarda la comunità democratica in senso ampio”, osserva Francesco D’Errico, presidente di Extrema Ratio. (Public Policy)

@davidallegranti