(Public Policy) – Roma, 27 giu – (di Sonia Ricci) Quali sono
le responsabilità amministrative del commissario
straordinario? Il commissariamento dell’Ilva introduce una
norma che dovrà essere seguita anche per altre aziende che
generano crisi ambientali? E ancora: l’azienda è in grado di
pagare l’attuazione dell’Aia?
Con queste domande i deputati riuniti nelle commissioni
Attività produttive e Ambiente della Camera si preparano a
presentare entro questa sera alle 20 gli emendamenti al dl
Ilva bis, varato il 4 giugno scorso dal Governo Letta.
Tra le altre cose, c’è da capire quali saranno le
conseguenze giuridiche del commissariamento di Ilva, che di
fatto costituisce un precedente: “Sarà il primo di una lunga
serie? Qual è il confine oltre il quale scatterà il
commissariamento per danni ambientali?”, dice a Public
Policy uno dei due relatori del decreto, Enrico Borghi del
Pd (membro della commissione Ambiente), commentando
l’articolo 1 del provvedimento.
E continua: “È la prima volta che nel nostro Paese viene
introdotto il concetto di commissariamento per la
salvaguardia ambientale e della salute, è il caso di
chiarire maggiormente la norma”.
Sullo stesso articolo torna anche l’altro relatore,
Raffaele Fitto (Pdl) chiedendo che vengano chiariti i
criteri del commissariamento alla luce del primo decreto
Salva Ilva (varato nel 2012 dal Governo Monti): “Le scelte
compiute – ha detto ieri in commissione – dal decreto legge
in esame sono giustamente rigorose. Tuttavia esso pone la
questione del commissariamento di un’azienda privata con più
di 200 dipendenti (per le situazioni di pericolo ambientale;
Ndr), che pur non essendo un esproprio, presenta profili
problematici sul versante della libertà d’impresa“.
Molti nel Pdl si chiedono: “Si può ledere il diritto di
impresa nel caso di disastro ambientale e di crisi
strategica?”. Per Fitto c’è bisogno di puntualizzare se
“circoscrivere il provvedimento solo all’emergenza
ambientale causata da Ilva o coinvolgere anche altre aziende
italiane”. E ancora: qual è il limite di inquinamento da non
superare per evitare il commissariamento?
Domande a cui “risponderanno le proposte emendative al
decreto”, rassicura un deputato Pdl. Inoltre, come sapere
chi potrà modificare l’Aia (Autorizzazione integrata
ambientale)? Il ministero dell’Ambiente o solo il comitato
dei tre esperti costituito con il decreto in discussione? E
ancora, chiede Fitto: “L’Aia contiene prescrizioni che
anticipano di tre anni i parametri europei, potrà comunque
essere modificata con prescrizioni ancora più rigide?”.
C’è chi in commissione, soprattutto nelle fila del Pdl,
chiede di chiarire a chi spetterà deliberare i
commissariamenti, se solo al Governo o anche all’autorità
giudiziaria.
I CONTROLLI E LE RESPONSABILITÀ DEL COMMISSARIO
Emendamenti arriveranno anche sulla modalità dei controlli
e monitoraggi ambientali (affidati ad Arpa e Ispra) perché,
aggiunge Borghi, “quando troppi controllano alla fine non
controlla nessuno”. E come richiesto anche dal presidente
della Regione Puglia Nichi Vendola, in audizione nelle
commissioni riunite il 24 giugno scorso, “nella cabina di
regia devono agire insieme ministero dello Sviluppo
economico, dell’Ambiente e della Salute, ma anche Regioni ed
enti locali devono essere sentiti rispetto a tutti i
passaggi operativi e decisionali”.
Tra le altre problematiche anche le responsabilità
“patrimoniali del commissario straordinario”, come dice un
esponente di Sel: “Il decreto deve specificare con più
precisione quali sono le sue responsabilità di
amministratore, visto che in ballo c’è un azienda con un
fatturato enorme”.
BONIFICHE ILVA E ZONA SIN
Il gruppo Ilva è stato commissariato a causa delle ripetute
violazioni dell’Aia che obbliga l’azienda a bonificare
l’area dello stabilimento. Il ministro dello Sviluppo
economico Flavio Zanonato (ieri presente in commissione) ha
comunque rassicurato sullo stato di salute economico
dell’azienda: “L’Ilva produce ricchezza, non ha difficoltà
economiche. Genera le risorse necessarie a pagare gli
interventi di bonifica previsti dall’Aia”.
Parallelamente a questo c’è il tema della bonifica della
città di Taranto, per la quale il Pd chiede al Governo uno
sblocco dei fondi già stanziati. In sostanza le bonifiche da
attuare sono due: una degli stabilimenti Ilva (previste
dall’Aia) a totale carico dell’azienda e un’altra per zone
inquinate dei comuni di Taranto e Statte (area Sin – Sito di
interesse nazionale), prevista dal Protocollo d’intesa
sottoscritto il 26 luglio 2012 dal ministero dell’Ambiente,
dal Comune e dalla Provincia di Taranto per la realizzazione
di interventi di bonifica e ambientalizzazione. Quest’ultimo
intervento ha un valore di 119 milioni di euro, oggi
bloccati a causa del Patto di stabilità.
“Riteniamo – aggiunge
Enrico Borghi – che come segnale di attenzione nei confronti
dei tarantini il Governo debba sbloccare i fondi necessari”.
Quanti soldi servono per la bonifica della zona Sin?
Complessivamente gli interventi per i quali esiste una
copertura, secondo Nichi Vendola, ammontano a 118.167.413
milioni di euro. Di questi circa 110 milioni sono a carico
di fonti Fsc Regione Puglia (Fondo sviluppo e coesione) e
gli altri 8 milioni a carico del bilancio del ministero
dell’Ambiente.
Ma le risorse stanziate con le delibere Cipe 87 e 92 del
2012 (i circa 110 milioni appunto) rientrano nei vincoli del
Patto di stabilità, e pertanto, dice il
presidente della Puglia, serve una deroga al Patto interno.
QUANTO COSTA L’AIA?
I costi stimati dell’Aia emanata sia nel 2011 che nel 2012
per l’Ilva dovevano ammontare a 3-3,5 miliardi di euro in 3
anni. Ma le prescrizioni delle autorizzazioni “sono state
attuate solo parzialmente”. Parole pronunciate dal ministro
dell’Ambiente Andrea Orlando, in audizione a Montecitorio,
il 21 giugno scorso.
Per quanto riguarda l’impegno economico per il triennio
2013-2015 (previsto dall’Aia del 2012) il costo è di circa 1
miliardo e 800 milioni di euro, ripartito rispettivamente:
325 milioni per il 2013, 825 milioni per il 2014 e 620
milioni per il 2015.
A riferirlo è stato il commissario straordinario di Ilva
Enrico Bondi, anche lui in audizione alla Camera il 19
giugno, dove ha precisato: “La natura degli investimenti ha
portato a una loro concentrazione su 2014 e 2015”. Per
quanto riguarda il 2013, a metà maggio “l’impegno economico
consultivo derivante dagli investimenti di allineamento
dell’Aia è pari a circa 130 milioni di euro, ovvero – ha
detto Bondi – il 40% dell’impegno totale previsto per il
2013 (325 milioni; Ndr)”.
Gli investimenti 2013 si sono focalizzati principalmente su
rifacimento delle cokerie (40 milioni), limitazione delle
emissioni diffuse e altoforni (35 milioni per riduzione e 15
milioni per monitoraggio), e alla copertura dei parchi
secondari (40 milioni).
Sempre Bondi a Montecitorio ha riferito che dal 1995 al
2011 gli investimenti del gruppo sono stati pari a 6.323
milioni di euro, di cui 1.140 per ambiente e sicurezza.
(Public Policy)
SOR