ILVA, LANDINI (FIOM): SERVE UN ATTO DI CORAGGIO DELLO STATO

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(Public Policy) – Roma, 27 nov – Per il caso Ilva e la
chiusura degli stabilimenti di Taranto “chiediamo al Governo
una convocazione immediata di un tavolo di confronto. Serve
un atto di coraggio. Lo Stato non può stare a guardare”. Lo
ha detto il segretario generale della Fiom, Maurizio
Landini, in un’intervista a Pubblico, dopo l’annuncio della
chiusura degli stabilimenti dell’Ilva di Taranto.

La chiusura è stata annunciata dall’azienda dopo il
sequestro di tutta la produzione dell’Ilva degli ultimi
quattro mesi, decisa dalla procura di Taranto. Dello stesso
parere è il segretario nazionale della Cisl, Raffaele
Bonanni, che dalle pagine di Avvenire chiede al governo “un
atto di coraggio. Il Governo deve convocarci. Non ci si può
arrendere a questa escalation negativa, con forzature da una
parte e dall’altra.

Finora il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, si è mosso
in maniera saggia, cercando di favorire il risanamento
dell’Ilva senza che fosse necessario interrompere del tutto
la produzione. Ora serve un atto di coraggio, forse
legislativo, perché si possa continuare su questa strada”.
Il Governo, nel frattempo, ha fatto sapere che convocherà
per giovedì prossimo alle 15 a palazzo Chigi le parti
sociali e le istituzioni locali per discutere del dossier
Ilva.

Per Landini “serve un
intervento straordinario. Ci sono due strade possibili. Una
è quella dei prestiti. Si può prendere ad esempio il caso
Peugeot in Francia: di fronte alla riorganizzazione
industriale sono state trovate forme di prestito anche molto
consistenti per l’impresa”. L’altra strada è “quella di
pensare nuovamente alla presenza dello Stato nella società.
Non dico una presenza totale, ma parziale. Di
accompagnamento in questa fase straordinaria”.

In segno di protesta, dopo le assemblee in fabbrica,
“abbiamo deciso con tutti i lavoratori – ha aggiunto Landini
– di non uscire alla fine del turno e abbiamo chiesto a chi
deve montare di prepararsi regolarmente ad entrare. Non
daremo atto alla decisione dell’azienda”. Sulla possibile
occupazione degli stabilimenti tarantini il segretario dei
metalmeccanici precisa: “Chiamiamolo presidio, assemblea
permanente”.

Ciò che si teme, ha detto invece il segretario Cisl
Bonanni, “è il lavoro di 5 mila persone a Taranto, ma sono
in gioco anche i dipendenti degli altri stabilimenti. È
l’intero settore dell’acciaio italiano ad essere messo in
pericolo. Il risultato finale del blocco totale a Taranto
sarebbe la nostra dipendenza dall’estero, un aggravio di
costi enormi per la nostra industria”. (Public Policy)

SOR