Slitta l’incontro tra Conte e Draghi: si vedranno mercoledì

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ROMA (Public Policy) – Slitta l’incontro tra il presidente del Consiglio, Mario Draghi, e il leader del M5s, Giuseppe Conte. Il rinvio è dovuto al cambiamento di programma del presidente del Consiglio legato alla tragedia sulla Marmolada.

Draghi e il presidente del M5s hanno concordato di incontrarsi mercoledì 6 alle 16.30.

LA NOTA POLITICA // di David Allegranti

Sarà mercoledì, dunque, e non oggi, il giorno della verità (forse) per Conte e Draghi. Più per il primo, onestamente, che per il secondo. L’ex presidente del Consiglio incontrerà il suo successore ed è anzitutto lui che deve chiarire e chiarirsi come intende andare avanti al Governo, dopo una settimana di chiacchiere, alimentate anche da un’intervista gossippara di Domenico De Masi al Fatto quotidiano nella quale si riportavano alcuni presunti giudizi espressi da Draghi nei confronti di Conte. Giudizi che l’ex presidente della Bce ha smentito seccamente: “Non ho mai fatto queste dichiarazioni. Mi dicono che ci sono dei riscontri oggettivi: beh, vediamoli. Non ho mai pensato di entrare nelle questioni interne di un partito. Non capisco perché mi si voglia tirare dentro questa faccenda. Mi è estranea”. E ancora: “Messaggi scritti fra me e Grillo? Ho chiesto di vederli, io non li trovo. Li aspetto, eh”.

Conte sta cercando di ritagliare spazi politici per sé stesso e per il M5s di cui è a capo. L’addio di Luigi Di Maio non è stato indolore. Sono 65 i parlamentari che hanno abbandonato il M5s, non una decina. Segno che da tempo meditavano di andarsene, non è certo una novità dell’ultima settimana. Conte dunque si ritrova con un M5s fortemente ridotto, con una capacità decisionale altrettanto striminzita. Per questo deve cercare di portare a casa qualcosa, dopo aver preso schiaffi su cashback e super bonus. A farne le spese potremmo esserne soprattutto noi, tuttavia, che non vediamo come possa, il M5s, accontentarsi di quello che dirà Draghi. Che poi è quello che ha già detto pubblicamente: che il sostegno del M5s è prezioso, che lui non vuole farne a meno, ma che se non c’è lui è pronto a lasciare. Potrebbe essere una mossa per andare a vedere il bluff di Conte, che da settimane sta cercando – senza riuscirci, come testimonia la risoluzione votata in Senato sull’Ucraina di recente – di intestarsi un ruolo di diversificazione rispetto all’Esecutivo. Al punto tale che alcuni parlamentari del M5s vorrebbero uscire dal Governo.

Il M5s dunque si acconcia a una nuova scissione? Quella fra chi vuole stare al Governo e chi vuole uscire? Se prevalesse la seconda, è evidente che anche Conte dovrebbe lasciare per far tornare i Di Battista. Cioè quei barricaderi della primissima ora che contemplano solo resistenza nell’azione politica, non serena partecipazione alle responsabilità di governo. È possibile tuttavia che l’incontro di oggi fra Conte e Draghi non sia risolutivo. Conte sembra aver intenzione di tirarla per le lunghe. I rischi sono molteplici: uno è che la frizione scappi di mano in seguito alla pressione dei parlamentari, l’altro è che sarebbe facile etichettare il M5s come traditore del Governo. Persino uno come Dario Franceschini è arrivato a mettere in dubbio l’alleanza: “Da qui alle elezioni, per andare insieme al M5s, occorre stare dalla stessa parte. Se ci sarà una rottura o una distinzione, perché un appoggio esterno è una rottura, per noi porterà alla fine del governo e all’impossibilità di andare insieme alle elezioni. E si brucerà chiaramente ogni residua possibilità di andare al proporzionale”. A tirarla troppo, insomma, il M5s potrebbe perdere l’appoggio del suo alleato principale, il Pd. Quello che finora è stato disponibile a perdonare qualsiasi posizione estremista. (Public Policy)

@davidallegranti