INFRASTRUTTURE, EURISPES: RISCHIO DEFAULT PER LA MOBILITÀ IN ITALIA

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(Public Policy) – Roma, 20 feb – Tra tagli al Trasporto
pubblico locale, l’aumento delle tariffe e la crisi
economica che costringe sempre più persone a lasciare la
macchina in garage, il sistema della mobilità in Italia nei
prossimi mesi rischia il default. Secondo i più recenti dati
dell’Eurispes il 52,2% dei cittadini per far fronte alla
crisi ha ridotto, nel corso dell’ultimo anno, le spese per
il carburante utilizzando in misura sempre maggiore i mezzi
pubblici. Una situazione al limite della sostenibilità,
specialmente nelle grandi aree metropolitane con gravi
disservizi soprattutto a Milano, Roma e Napoli.

Sono 3 milioni i pendolari che ogni giorno per i loro
spostamenti usano i treni e i mezzi pubblici; eppure, la
politica nazionale dei trasporti e della mobilità in
generale continua a scommettere sulla strada.
Nel confronto europeo l’Italia mostra deficit strutturali
significativi. Con ritardi pesanti proprio nel comparto
ferroviario: mentre in Europa mediamente ci sono 8 treni km
per ciascun abitante, in Italia si scende a 5.

Se, mediamente, le altre metropoli europee possono disporre
di circa 54 chilometri di rete metropolitana, in Italia la
media crolla a soli 20 km. La sola città di Madrid con i
suoi 230 km di metropolitana supera l’intera rete di
metropolitane del nostro Paese.

Tra tutti gli indicatori del sistema dei trasporti, lo
studio realizzato dalla Fondazione Caracciolo dell’Aci
stima, per la sola congestione da traffico cittadino, un
costo pari all’1% del Pil nelle economie avanzate. Una
situazione al limite del collasso aggravata anche dal
problema tutto italiano delle municipalizzate e della loro
cattiva gestione, caratterizzata da alti costi operativi,
anche il 30% in più rispetto alla media europea, e basse
tariffe, in alcuni casi anche il 50% in meno.

Carlo Tosti, direttore dell’Osservatorio dell’Eurispes,
richiama l’attenzione “al trasporto regionale e urbano che
riguarda il pendolarismo, il trasporto scolastico, la
mobilità delle categorie più deboli (anziani e disabili) e
la distribuzione delle merci” e spiega: “È un tema
fondamentale per l’economia del Paese, in termini di ore
lavorative perdute, consumi di carburante, inquinamento e,
in sostanza, di miglioramento dell’indice di qualità della
vita dei cittadini”.

Affrontare questo tipo di problemi, aggiunge Tosti, richiede,
in termini d’investimenti, miglioramenti ed aggiornamenti delle
infrastrutture dei mezzi disponibili, ed in termini
organizzativi una rivisitazione dei contratti di servizio
con gli operatori interessati affinché siano attuate una più
efficiente organizzazione del trasporto locale ed una più
razionale utilizzazione dei mezzi e delle infrastrutture
disponibili, facendo più ampio ricorso alle tecnologie
informatiche (infomobilità).

In questo scenario vanno poi inquadrate ed analizzate altre
componenti quali: parcheggi cittadini e parcheggi di
scambio, organizzazione del trasporto scolastico in maniera
globale, mobilità per le categorie più deboli, viabilità
cittadina (con reti semaforiche intelligenti, metropolitane
leggere, ecc.), flussi turistici e ingresso/uscita delle
merci e distribuzione all’interno dell’area urbana.

Come si può intuire, si richiedono investimenti
migliorativi mirati non paragonabili, per entità, ai grandi
interventi infrastrutturali sempre al centro del dibattito
politico, ma interventi molto più modesti che, tuttavia,
portano lavoro sul territorio e procurano benefici tangibili
all’economia locale in termini di ore di lavoro recuperate,
minor consumo energetico, minor inquinamento ed un
miglioramento della qualità della vita.

“A tre giorni dal voto – conclude il direttore
dell’Osservatorio sulla mobilità e i trasporti dell’Eurispes
– le risposte della politica alle urgenze di milioni di
cittadini, che quotidianamente sono costretti ad utilizzare
il trasporto pubblico locale o i mezzi privati per i loro
spostamenti restano ancora insufficienti soprattutto per le
grandi aree metropolitane. Non solo, un settore che
rappresenta il terzo asset del Paese in termini di incidenza
sul Pil continua ad essere mortificato”. (Public Policy)

SPE