ROMA (Public Policy) – È pronta la prima bozza della Costituzione di Internet, il cosiddetto Bill of right, elaborata dalla commissione per i diritti e i doveri sulla rete, composta da 13 esperti e 10 parlamentari (uno per ogni gruppo parlamentare).
A farlo sapere è direttamente il presidente della commissione Stefano Rodotà che, uscendo dalla seduta al primo piano di Montecitorio, parla di una discussione “franca nel senso positivo” che ha prodotto una bozza “molto migliorata sia nell’ispirazione che nei contenuti”.
Rodotà ha tenuto a precisare che si tratta solo di una prima bozza (“nessuna definitività”) e che “già nella testa di tutti noi c’è una bozza migliore dell’attuale” perché “le cose che oggi sono state dette consentono di fare un lavoro che la migliorerà”.
Ecco il time-planning che porterà, in poco meno di un un mese, alla nascita della prima ufficiale Costituzione di internet italiana: entro il 29 settembre i componenti della commissione dovranno presentare gli emendamenti al testo; la seconda bozza sarà poi discussa entro l’8 ottobre per essere pronta per la riunione interparlamentare sui diritti fondamentali in programma alla Camera il 13 e 14 ottobre che vedrà la partecipazione dei parlamenti di tutti e 28 gli Stati membri dell’Ue.
“Di carte di diritti di internet ce ne sono già tante che però in parte riproducono i diritti tradizionali, come il diritto di espressione, che noi abbiamo richiamato – ha spiegato Rodotà – ma il tentativo è quello di scrivere un documento che riguardi i diritti propri di internet”.
Il presidente della commissione – fortemente voluta dalla presidente della Camera Laura Boldrini – spiega che sono tre i filoni principali che la Carta del web riguarderà: diritti fondamentali delle persone, “che riguardano sia la libertà individuale” ma anche la “privacy intesa non come riservatezza ma come tutela della sfera privata in un ambiente che è molto pubblico”; partecipazione, “internet deve essere salvaguardato come strumento della partecipazione democratica”; rapporto con la libertà economica.
Al termine dei lavori sarà avviata una consultazione pubblica. Mentre sugli obiettivi concreti della Carta – ovvero che fine farà il lavoro della commissione presieduta da Rodotà – la cosa certa è che al termine dell’iter il documento verrà consegnato alle commissioni parlamentari competenti. Poi le ipotesi sul tavolo sono due e nessuna delle due esclude l’altra.
A spiegarle è lo stesso Rodotà: “Si tratta di un lavoro che il Parlamento potrà utilizzare nel modo che riterrà opportuno, per esempio per mozioni parlamentari”, e in ogni caso “si pensa di utilizzare questo documento nel senso di promuovere il più possibile la discussione internazionale. Non è una cosa destinata a chiudersi nel Parlamento italiano – conclude – anche se il Parlamento italiano potrà essere il primo a utilizzarlo nel modo migliore”. (Public Policy)
NAF