La maggioranza si è spaccata sull’emendamento “Fedez”

0

di Giordano Locchi

ROMA (Public Policy) – Maggioranza spaccata, in commissione Bilancio alla Camera, sulla possibilità di raccolta digitale delle firme elettorali. Il tema era oggetto di un emendamento a prima firma di Riccardo Magi (+ Europa) presentato sul dl Recovery e esaminato al termine della seduta notturna di mercoledì della V commissione di Montecitorio. Critiche, in particolare dal centrodestra, sono arrivate per l’estraneità del tema rispetto ai contenuti del dl, e per il fatto che, data la delicatezza e la complessità dell’intervento, la proposta avrebbe dovuto essere oggetto di una più ampia riflessione, con altro veicolo normativo e in altra sede parlamentare (Affari costituzionali), incidendo sulla materia elettorale. Claudio Borghi (Lega) ha ad esempio sottolineato la capacità della proposta di incidere sul corretto funzionamento della democrazia rappresentativa, costituendo un arretramento del concetto di politica, che nella sua accezione più autentica dovrebbe significare militanza attiva e partecipazione diretta sul territorio e tra la gente, e ha espresso sorpresa per il sostegno del Partito democratico alla norma, a suo avviso capace anche di favorire il proliferare delle cosiddette liste civetta, e ha evidenziato il rischio che la proposta, poi soprannominata “emendamento Fedez”, potesse permettere, in astratto, a un influencer di raccogliere in pochi minuti il numero di firme necessarie.

L’emendamento, che ha avuto il parere contrario del Governo, è stato invece sottoscritto dal Movimento 5 stelle, e anche Alternativa, con la sottoscrizione da parte di Raffaele Trano, ha annunciato voto favorevole. Sulla norma si sono quindi divisi anche i relatori di maggioranza del dl Recovery, con Gian Pietro Dal Moro (Pd) che ha espresso parere favorevole e Roberto Pella (FI) che ha invece espresso parere contrario. Nella votazione si è assistito dunque a un ex aequo, con 19 voti favorevoli e 19 contrari, che non ha permesso all’emendamento Magi di essere approvato.

Nel dettaglio la proposta prevedeva che le firme degli elettori potessero essere “raccolte anche mediante documento informatico, sottoscritto con firma elettronica qualificata, a cui è associato un riferimento temporale validamente opponibile ai terzi”; che “i presentatori della lista predispongono un documento informatico che reca le specifiche indicazioni previste dalle istruzioni per la presentazione e l’ammissione delle candidature del ministero dell’Interno, e consente l’acquisizione del nome, del cognome, del luogo e della data di nascita del sottoscrittore, il comune nelle cui liste elettorali è iscritto ovvero, per i cittadini italiani residenti all’estero, la loro iscrizione nelle liste elettorali dell’Anagrafe degli italiani residenti all’estero”. (Public Policy)

@Locchiaperti