LA TORRE: LOTTA A POTERE POLITICO MAFIOSO, NON SIAMO TUTTI UGUALI /INTERVISTA

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(Public Policy) – Roma, 16 gen – (di Viola Contursi) Franco La Torre,
figlio di Pio La Torre (segretario regionale del Pci, ucciso dalla
mafia nel 1982), candidato con Rivoluzione Civile di Antonio
Ingroia, porterà come prima proposta in Parlamento un
aggiornamento della legge che fu del padre sulla confisca
dei beni criminali.

Una proposta di legge, spiega a Public
Policy, che punti a creare “uno strumento ad hoc per la
confisca di tutti i beni, in particolare finanziari, di
mafiosi, corrotti ed evasori”.

Nella sua agenda politica, ci sono la lotta alla mafia, la
lotta alla corruzione, la lotta “all’idea che il voto sia un
voto di scambio” e che “tutti sono uguali, rubano alla
stessa maniera”. Contro i casi di corruzione all’interno dei
partiti, ad esempio, chiede una “lotta al potere politico
mafioso” e che “i cittadini facciano la loro parte,
liberandosi” dei corrotti. Ovvero non votandoli.

D. IN ITALIA È NECESSARIA UNA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA?
R. E’ necessaria, come già indicato più volte dal
presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Serve una
riforma per una giustizia giusta, che vuol dire certezza,
tempi, strumenti e risorse. I cittadini chiedono questo.

D. LEGGE ANTI CORRUZIONE, COSA BISOGNA FARE?
R. Consideriamo quanto è stato fatto fin qui il punto di
partenza da cui iniziare, come è stato anche riconosciuto
dal precedente Governo, a partire dal ministro Paola
Severino che ha considerato la legge anti corruzione
risultato dell’unico compromesso possibile. Per noi è un
passo avanti ma non la fine, diventa il punto di partenza.

Ci apprestiamo a presentare una proposta di legge di
aggressione ai patrimoni criminali, ovvero di mafiosi,
corrotti ed evasori, principalmente dei beni finanziari.
La proposta punta a irrobustire e adeguare la legge sulla
confisca dei beni che porta il nome di mio padre.

Proporremo la creazione di uno strumento ad hoc, tecnico e
giuridico, come è stata l’agenzia per i beni, in grado di
perseguire l’obiettivo con efficacia. E questa sarà la mia
prima mossa in Parlamento. Un passo importante perché
parliamo di beni il cui valore è pari a 200-300 miliardi
l’anno, il 10% del debito pubblico italiano.

D. È D’ACCORDO CON L’EMENDAMENTO ALLA LEGGE DI STABILITÀ
CHE PERMETTE DI RIVENDERE I BENI CONFISCATI ALLA MAFIA?
R. Lo considero un malfatto, perché la vendita dei beni
confiscati deve essere considerata l’ultima ratio di una
lotta che passa per la legge 106, promossa dall’associazione
Libera nel 1996 e che prevede la destinazione dei beni
confiscati per uso sociale.

Non è un attegiamento fondamentalista quello di ritenere la
vendita come ultima ratio. Non sono a sfavore della vendita
dei beni ma penso debba essere considerata come ultima
istanza della lotta alla mafia. Anche perché, come si è già
visto, i mafiosi spesso hanno tentato di ricomprare i propri
beni, tramite dei prestanome.

Quello della confisca,
invece, è l’aggressione più violenta che si possa fare ai
patrimoni criminali e per i mafiosi è una pena assai
peggiore del carcere, un vero e proprio schiaffo.

D. IN QUESTI ANNI SI È FATTO ABBASTANZA PER LA MAFIA?
R. Sarebbe ingiusto non riconoscere alle forze dell’ordine
e alla magistratura gli sforzi fatti fin qui ma sappiamo che
per sconfiggere la mafia bisogna innanzi tutto parlare di
lotta al potere politico mafioso.

Lotta a quei personaggi che risolvono i loro ostacoli con
l’uso della violenza, facendo di questo Paese, e uso
un’immagine forte, un Afghanistan, dove le bande armate
risolvono i conflitti politici. Come è avvenuto dai tempi
della strage di Portella della Ginestra in poi, ogni qual
volta le istanze di progresso tentavano di affermarsi.

D. COSA NE PENSA DELLA CANDIDATURA DI INQUISITI NELLE
LISTE, PER ESEMPIO NEL PDL?
R. Come dicevo poc’anzi, nel nostro Paese ci sono pezzi di
classe dirigente che ritengono che con la mafia si può
convivere e trattare. La maggior parte dei cittadini però
pensa che la mafia vada sconfitta se si vuole far progredire
l’Italia.

Ritengo sia giusta l’incandidabilità per tutti coloro che
sono inquisiti o peggio ancora condannati, oltre che per
connivenza con la mafia, per reati contro la Pubblica
amministrazione, per reati gravi come stupri e violenze,
lesioni di diritti, ecc.

D. DOPO I ‘CASI FIORITO’, QUELLO CHE È STATO FATTO CON IL
DECRETO TAGLIA SPESE NELLE REGIONI SECONDO LEI È SUFFICIENTE?
R. No, ancora una volta si procede senza tenere conto che
gli enti locali sono l’ultimo anello, che eroga i servizi
essenziali ai cittadini.

E’ chiaro che è necessaria una riorganizzazione che vada
dagli apparati centrali dello Stato agli ultimi uffici del
più piccolo ente locale. Una riorganizzazione che segua però
il criterio del massimo risparmio garantendo il massimo dei
servizi.

Ma non è possibile, come è
stato adesso, applicare dei tagli lineari che vanno, ad
esempio, a ridurre a tutti il 10% di risorse. Così facendo
magari in una data realtà si tagliano gli sprechi, ma in
un’altra i tagli significano meno trasporti, meno servizi
sociali, meno servizi per le scuole, ecc.

D. È FAVOREVOLE ALL’ABOLIZIONE DEI RIMBORSI AI PARTITI?
R. Assolutamente no. Perché i partiti, non quelli guidati da
gruppi dirigenti che hanno portato l’Italia fin qui, ma gli
altri, sono uno strumento essenziale alla democrazia.

D. COME SI POTRANNO EVITARE IN FUTURO ALTRI USI ‘ALLEGRI’
DEI FONDI DA PARTI DEI PARTITI?
R. Devono essere gli elettori a fare la loro parte,
liberandosi dalla cultura del voto visto come voto di
scambio per l’ottenimento di qualcosa. Non è possibile
impedire che ci siano i vari Fiorito, ecc. In ogni società,
in ogni Paese, la gente è onesta e poi c’è chi non lo è.

Dobbiamo sapere però che non siamo tutti uguali, non siamo
tutti dei disonesti. Non deve prevalere la rassegnazione.
Dobbiamo anzi evitare che i disonesti abbiano consenso e la
maggioranza dei voti.

In questi 20 anni ne abbiamo viste di tutti i colori e ci
siamo rassegnati a cose che non sono normali. Invece
dobbiamo ribadire che non siamo tutti uguali, che siamo
onesti, e dobbiamo essere noi a far capire che chi non lo è
non è ben accetto.

D. PROBLEMA DELLE CARCERI, È FAVOREVOLE ALL’AMNISTIA?
R. Il problema del sovraffollamento delle carceri è una
tragedia che si prolunga nel tempo, causata da un sistema
giudiziario che ancora non dà il giusto valore alle misure
alternative al carcere. Sappiamo di che sono piene le
carceri: microcriminalità, piccoli reati. Gente che potrebbe
benissimo stare fuori dal carcere, a scontare la pena
attraverso i servizi sociali, la rieducazione civile.

Se non risolviamo il problema del sovraffollamento a monte,
l’amnistia è un palliativo. Certo ora, in queste condizioni,
nelle carceri non ci sono i diritti fondamentali garantiti
ai detenuti ed è necessario intervenire.

D. COME GIUDICA I PRIMI MESI DI PRESIDENZA CROCETTA?
R. E’ ancora presto per esprimersi. La Sicilia è una realtà
molto complessa. Per lui non è facile risolvere i disastri
che il centrodestra ha combinato. Gli auguro di riuscire
dove altri non hanno mai osato. (Public Policy)

VIC