L’emergenza carceri e il silenzio di Governo e Garante

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di David Allegranti

ROMA (Public Policy) – Quattro suicidi in carcere in 24 ore. Già 44 dall’inizio dell’anno. Numeri da emergenza, dicono le associazioni che si occupano di diritti dei detenuti e anche i sindacati della polizia penitenziaria, che tornano a chiamare in causa il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il resto del Governo. “Quella dei suicidi in carcere è un’emergenza nazionale”, dice Antigone: “Se in una città di 60.000 abitanti si suicidassero 44 persone in pochi mesi non parleremo di altro. Per questo Governo e Parlamento se ne devono occupare in via prioritaria, anche a fronte di una situazione di sovraffollamento sempre più grave, con oltre 14.000 persone detenute senza un posto regolamentare, condizioni di vita sempre più difficili per i reclusi e di lavoro faticosissime per gli operatori penitenziari”.

Il Governo non ha però fatto abbastanza. L’idea del ministero è quella di recuperare caserme dismesse per farci nuove carceri, ma ammesso che serva davvero a qualcosa ci vorrà molto tempo. L’emergenza c’è invece adesso. Il ddl Giachetti sulla liberazione anticipata rischia l’affossamento, il deputato che ha elaborato la proposta (Roberto Giachetti di Italia viva) è convinto che la maggioranza lo stia per accantonare definitivamente. “L’unica speranza”, dice a Public Policy, il filosofo del diritto e professore all’Università di Firenze, Emilio Santoro, “era che approvassero la liberazione anticipata calcolata subito salvo toglierla per i semestri in cui i detenuti si ‘comportano male’. Ma temo che non faranno nemmeno questo”. Risultato: le carceri sono sempre più sovraffollate e i suicidi continuano.

Al 31 maggio 2024, dato più aggiornato secondo le statistiche del ministero della Giustizia, erano presenti in carcere 61.547 ristretti (la capienza regolamentare è di 51.241 posti). L’Italia si sta dunque pericolosamente avvicinando ai numeri che nel gennaio 2013 la portarono alla condanna della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per trattamento inumano e degradante: 66.585 detenuti alla data del 13 aprile 2012 (tasso di sovraffollamento del 148 per cento). “Abbiamo un problema complessivo”, dice ancora Santoro. Con la sentenza Torreggiani, la Cedu ci disse di diminuire il sovraffollamento non costruendo nuove carceri ma aumentando le misure alternative. Lo abbiamo fatto al tempo della Torreggiani: le persone in esecuzione pena esterna erano poco più di 30.000. Oggi, se consideriamo le persone in messa alla prova (che non è una pena solo per un sofisma legislativo) sono 85. 000. Tra qualche mese saremo agli stessi 65.000 detenuti al momento della sentenza Torreggiani. Risultato: l’aumento delle misure alternative non ha diminuito neanche di una sola unità i detenuti, ma ha aumentato i soggetti complessivamente sottoposti a sanzione penale da poco più di 95.000 a oltre 15.0000”. Dunque, se la politica non si decide a ridurre i comportamenti per i quali viene usata la sanzione penale, la gente continuerà a morire in carcere, dice Santoro.

Eppure, anche il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa l’ha messo nero su bianco in un documento: la situazione è “allarmante” e il Governo dovrebbe intervenire “urgentemente”; il Comitato “constata con grande preoccupazione che le misure adottate finora dalle autorità non sono riuscite ad arrestare l’allarmante tendenza negativa dei suicidi in carcere, osservata dal 2016 e proseguita nel 2023 e all’inizio del 2024”. In questo quadro, così drammatico, osserva il senatore del Pd Walter Verini, segretario della commissione Giustizia del Senato, “spicca una incredibile assenza: quella dell’Ufficio del Garante nazionale dei detenuti. Da quando il nuovo Ufficio si è insediato, non risultano pubblicamente sopralluoghi e monitoraggi nelle carceri nelle quali avvengono queste tragedie”. Non risultano, dice Verini, “iniziative, esposti presso gli Uffici giudiziari competenti territorialmente. Non si registrano prese di posizione, atti, moniti, visite. Una inerzia totale, degna del resto di un Governo che in un anno e mezzo è stato irresponsabilmente latitante e solo in questi giorni annuncia provvedimenti tutti da vedere e verificare”. Per questo,  “chiediamo che il Garante nazionale esca dal torpore e da una gravissima indifferenza. Si muova, compia il suo dovere. Parli, proponga, si faccia sentire, intervenga. Subito. Faccia sentire la propria vicinanza alla popolazione carceraria, come fanno molti dei garanti territoriali. Prenda esempio dai suoi predecessori”. (Public Policy)

@davidallegranti