L’estate di Meloni non va poi così male

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di David Allegranti

ROMA (Public Policy) – Non va così male l’estate di Giorgia Meloni, appena rientrata dal viaggio negli Stati Uniti. Un viaggio che ha spiazzato la sinistra Usa ma soprattutto quella italiana. Ma come, la presidente del Consiglio non è la “fascista” che i progressisti descrivono? Evidentemente no. A parte la questione dei diritti Lgbtq+, su cui evidentemente condivisione non c’è e non ci può essere, Biden ha apprezzato l’impegno dell’Italia su alcuni fronti essenziali per le relazioni internazionali. La conferma del sostegno all’Ucraina e alla Nato nella guerra scatenata dalla Russia; l’addio programmato alla “via della Seta”, cioè agli accordi politico-commerciali con la Cina, voluti da Giuseppe Conte quando era a capo del Governo Lega-M5s. Tutti passaggi essenziali per una leale collaborazione fra Italia e Stati Uniti. “La scelta di aderire alla via della Seta fu un atto improvvisato e scellerato, fatto dal Governo Conte”, ha detto il ministro della Difesa Guido Crosetto al Corriere della Sera: “Il tema oggi è: tornare sui nostri passi senza danneggiare i rapporti. Perché è vero che la Cina è un competitor, ma è anche un partner”.

Il profilo di Meloni sul piano internazionale è dunque netto: sì alla linea filo-atlantica (una posizione che fa indignare Gianni Alemanno, per il quale il filo-americanismo è un pericolo per la destra italiana), sì agli aiuti militari a Zelensky, sì alla collaborazione con gli Stati Uniti: “Ho un’evidente sintonia con il partito repubblicano ma questo non mi impedisce di avere un’ottima relazione con Biden”, ha detto Meloni negli Stati Uniti (e non dimentichiamo che è sempre la Giorgia Meloni che vorrebbe costruire un autentico partito repubblicano italiano, che fin qui non è mai esistito, in vista delle elezioni europee).

Ma pure in Italia le cose non vanno così male, quanto a endorsement. Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa San Paolo, la più grande banca italiana, sul Corriere della Sera ha speso parole di incoraggiamento (anzi, qualcosa di più) nei confronti dell’Esecutivo: “È stata positiva la tenuta dei conti pubblici, e la conferma della nostra collocazione internazionale. Dopo anni di instabilità abbiamo davanti una legislatura. Questo sta attirando gli investitori internazionali. Il potenziale dell’Italia è enorme, che il nostro spread sia peggiore di Spagna e Grecia è incomprensibile. Ma, se saremo capaci di proseguire negli investimenti, nella crescita, la situazione cambierà”. Una presa di posizione affatto scontata. Se poi ci aggiungiamo che alla fine è arrivata pure la terza rata del Pnrr, e che quindi sembra esserci un clima più sereno anche in Europa, l’estate di Meloni sembra continuare a migliorare. La Commissione europea ha appena riconosciuto il conseguimento di 54 su 55 obiettivi fissati per dicembre 2022 e ha staccato l’assegno da 18,5 miliardi (con una decurtazione quindi rispetto ai soldi previsti di 516 milioni di euro) che sarebbero dovuti arrivare a marzo.

Tutto questo, ha notato Mattia Feltri in un editoriale su HuffPost, dovrebbe far riflettere la sinistra, intellettuale e politica: “Se poi il suo Governo troppo spesso arma la mascella, o si perde negli effetti speciali scollegati dalla realtà, non dovrebbe autorizzare noi, e specialmente i partiti di sinistra, a scollegarsene del tutto. Andare avanti con un’opposizione cieca e irriducibile, significa dimenticare che la pericolosa fascista non è tale per gli Stati Uniti, non è tale per l’Unione europea, non è tale per i mercati, non è tale per il mondo bancario, non è tale per le imprese. Bisogna prenderne atto, se non si vuole restare tagliati fuori da tutto, e per organizzare un’opposizione più intelligente, meno manesca, meno speciosa, meno infantile”. Insomma, il Pd potrebbe chiedersi se valga la pena continuare a descrivere Meloni come la fascista che tutti temono. Certo, quel che preoccupa è senz’altro ciò che ha intorno. I casi Santanché e La Russa (il problema è il padre, non il figlio) ci ricordano quanto le leadership siano talvolta sorrette anche da una classe dirigente non all’altezza. (Public Policy)

@davidallegranti

(foto cc Palazzo Chigi)