L’impatto dell’invecchiamento sui conti, visto da Giorgetti

0

ROMA (Public Policy) – “Con riferimento all’impatto dell’invecchiamento sui saldi di finanza pubblica, non devono essere trascurati i riflessi sulle entrate e sulle basi imponibili delle principali imposte e contributi. Nel 2004 i contribuenti sotto i 45 anni rappresentavano il 41% del totale, nel 2023 questa percentuale è scesa al 31%. Nello stesso periodo la quota di reddito dichiarato dai contribuenti con almeno 65 anni è aumentata dal 24% al 35%, mentre quella dei contribuenti tra 15 e 44 anni è diminuita dal 37% al 23%. Nel 2023 il numero dei contribuenti con almeno 65 anni è stato pari alla metà di tutti i contribuenti con meno di 65 contro il 41% registrato nel 2004″.

Lo ha detto il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, in audizione in commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica.

“Dalla disaggregazione territoriale dei dati medi italiani emergono eterogeneità. Nel 2024 la fecondità rimane stabile al Centro rispetto all’anno precedente (1,12), mentre il Mezzogiorno e il Nord sperimentano una contrazione, in particolare il Mezzogiorno raggiunge un nuovo punto di minimo 1,20, mentre il Nord si attesta a 1,19″.

“Infine occorre tenere conto che la questione della denatalità presenta elementi di sovrapposizione con quella dello spopolamento territoriale. Il fenomeno non riguarda solo la dimensione macroregionale – ha aggiunto – gli scenari demografici indicano che il calo sarà più intenso nelle aree interno rispetto ai centri maggiori. Nel Sud e Isole la perdita della popolazione nel biennio 20222-2023 a vantaggio del Centro Nord è pari a 129mila residenti”.

continua – in abbonamento

FLA

(foto cc Palazzo Chigi)