ROMA – (Public Policy) – (di Enrico Cisnetto) La Cdp potrà erogare 2 miliardi, “scontando” i mutui per i cittadini che vorranno acquistare o ristrutturare un’abitazione, e potrà istituire un fondo per le Pmi. Bene. Ma poca cosa. Perché non potrà versare nemmeno un euro a garanzia per le imprese italiane che accendono un finanziamento bancario per tornare a investire nel nostro mortificato sistema produttivo.
Male, anzi malissimo. Perché le banche – da sempre l’unico fondamentale sostegno a chi fa impresa – hanno crediti deteriorati e sofferenze in crescita. Inoltre, di fronte al crollo della domanda interna, agli stringenti criteri di Basilea 3 e alle future ispezioni della Bce nell’ambito dell’unione bancaria, sono sempre più restie a erogare crediti a imprese e cittadini, con gli effetti dei bassi tassi di interesse e delle operazioni di finanziamento a lungo termine decise da Mario Draghi che stentano a riversarsi sull’economia reale. Eppure le nostre banche, nel complesso, non sono messe peggio di quelle tedesche o francesi.
Eppure i loro istituti bancari sono più propensi ad assumersi il rischio dei prestiti perché i finanziamenti erogati al mondo produttivo sono garantiti dalla Kfw e dalla Cdc, le omologhe della Cassa depositi e prestiti italiana. Omologhe in quanto le loro operazioni non vengono conteggiate nel debito pubblico nonostante l’azionista di maggioranza sia lo Stato, ma profondamente diverse perché le Casse di Germania e Francia possono aiutare e stimolare il mercato interno e le imprese grazie a solide garanzie sui prestiti concessi dalle banche. Un’operazione che sarebbe logico attuare anche in Italia, come sostengono la stessa Cdp, la Confindustria, l’Abi, Rete Imprese Italia e tanti altri soggetti del mondo produttivo.
Perché non si riesce? Per l’atteggiamento ostruzionistico con cui la Ragioneria di Stato – sostituendosi arbitrariamente alla politica, pur se con il suo sottomesso consenso – boicotta ogni ragionevole operazione virtuosa di “Stato & mercato“. Prima lo ha fatto con i debiti delle pubbliche amministrazioni, dove ha scartato l’adozione del modello spagnolo (e a quest’ora la gran parte dei 100-150 miliardi dovuti alle imprese sarebbe già nell’asciutto sistema economico) e poi ha bloccato l’ipotesi che lo Stato fornisca alla stessa Cdp garanzie per rendere meno onerosi per le banche i prestiti alle imprese. Cioè quello che fanno la tedesca Kfw e la francese Cdc, con il permesso di quell’Europa che viene evocata – strumentalmente e senza motivi – per dire niet.
Lo stabilì Tremonti nel 2009: gli emendamenti alla Stabilità devono avere il placet della Ragioneria, in modo che i conti siano sotto controllo. Peccato però che i conti sotto controllo non lo siano affatto e che le operazioni della Cdp non siano da conteggiare sul debito. Di fronte allo strapotere della burocrazia di via XX Settembre, il governo appare debole. I finanziamenti diretti fin adesso erogabili dalla Cdp sono una goccia nel mare: per la ripresa e per immettere liquidità nel mercato è necessario garantire il sistema bancario. Ma per adesso l’unica “garanzia” è che c’è sempre una Ragioneria. (Public Policy)