Lo Spillo

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ROMA (Public Policy) – di Enrico CisnettoTasse e morte in Italia non sono accomunate solo per essere le uniche certezze della vita, ma anche perché il fisco italiano, come la dipartita, non sai mai quando arriva, come arriva e quanto sarà il dolore.

Quasi 20 milioni di proprietari di casa si apprestano a pagare l’acconto sulla Tasi (un totale di 2,4 miliardi) e altri 25 milioni la prima rata dell’Imu (9,7 miliardi). Ma, pur avendo evitato il caos dello scorso anno, regna comunque l’incertezza. Innanzitutto perché le scadenze si sommano tra loro nello stesso giorno, e anzi si triplicano se si contano le dichiarazioni afferenti al modello “Unico”.

Poiché non è stato ancora ufficializzato il fondo per le detrazioni (era di 625 milioni nel 2014 e ora potrebbe scendere), molte famiglie meno abbienti non sanno ancora quanto dovranno pagare. Inoltre tutti i buoni propositi dello scorso anno sono falliti. La legge di Stabilità imponeva ai Comuni di decidere le aliquote con anticipo e di inviare poi i bollettini precompilati ai cittadini, in modo da facilitare i pagamenti.

Visto che quasi nessuno ha deliberato le aliquote, per evitare che si ripetesse il caos, si è stabilito d’imperio che i contribuenti sborseranno il 50% del totale del 2014. Una soluzione di ripiego che dimentica i bollettini precompilati, scarica sugli italiani le responsabilità dei calcoli e dice addio al “fisco amico”. Poi, che fine ha fatto, la Local Tax, che unificando Imu e Tasi avrebbe dovuto semplificare la vita degli italiani (in sostanza ripristinando la vecchia Ici), nessuno lo sa. Scomparsa.

Insomma, oltre che dai pagamenti, si continua ad essere oberati da complicazioni, meccanismi contorti e totale incertezza. Lo stesso vale per la dichiarazione dei redditi precompilata. Presentata con gran clamore, “esente da errori” e “senza controlli” in caso di accettazione dei conti fatti dall’amministrazione, si sta rivelando un flop, piena di errori e di potenziali pericoli per il dichiarante.

Se si è lavoratori autonomi, professionisti o si è cambiato lavoro, comunque, ancora non si sa ancora quando bisogna presentare la dichiarazione dei redditi. Modificare costantemente norme e riferimenti fiscali crea insicurezza e ostilità verso il fisco ma, più che le menzogne, sono pericolose le prese in giro. Oltre a versare tanti soldi che sono successivamente spesi male, in modo arrogante e incapace l’amministrazione pubblica impone al contribuente balzelli irragionevoli, con il fisco che resta oscuro e incomprensibile. Anzi, assume la figura di una “mietitrice”. (Public Policy)

@ecisnetto