Lo Spillo

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ROMA (Public Policy) – di Enrico Cisnetto – C’è lo stress motivato dalla realtà delle cose e quello dovuto alle suggestioni dei comportamenti. Così per gli “stress test” previsti in ottobre dalla Bce per la neonata unione bancaria europea, accade che prima della realtà a fare danni sia la suggestione.

Infatti, mentre la Bce sta ancora negoziando con le banche dettagli e tempistiche dei test c’è chi, come Goldman Sachs, pretende di capire e sapere già tutto con qualche telefonata. La blasonata (?) banca d’affari ha “simulato” i controlli su attivi e patrimoni dei più grandi istituti di credito europei con uno strano e singolare “metodo”: invece di studiare bilanci, impieghi e capitale, ha chiamato al telefono 125 investitori istituzionali per sapere come “secondo loro” le banche sarebbero uscite dai test.

Cosa non solo singolare, ma poco ortodossa, visto che poi tali soggetti hanno rapporti d’affari e, quindi, conflitti d’interesse. Immaginate: “Salve, sono della Goldman Sachs. Secondo lei come andranno gli stress test per Deutsche Bank?… Ah, però, dice davvero? Va bene, perfetto, arrivederci e grazie”.

Se doveva essere un sondaggio, ammesso che possa essere uno strumento valido in tale ambito, sarebbe stato meglio affidarsi a degli istituti professionali. Se invece si puntava a un’analisi scientifica sarebbe stato meglio, ovviamente, un approccio “leggermente” più professionale.

Ammesso, e non concesso, poi, che sia opportuno e corretto provare a vaticinare l’esito degli stress test, a prescindere dal metodo usato. Per fortuna, ai rating “telefonici” di Goldman Sachs i mercati non hanno attribuito un grande peso, mentre i giudizi espressi da Mediobanca nel report “No need to stress” hanno provocato qualche danno.

Anche “se non c’era la necessità di stressarsi” – come recita il titolo dello studio svolto su 34 banche europee, tra cui 10 italiane – si è diffuso un immotivato allarmismo su Montepaschi, unica italiana che non supera solo dello 0,1% il limite di sicurezza sul patrimonio (5,4% di core tier 1 stimato a fronte del 5,5% richiesto dai parametri di Francoforte).

Infatti, nonostante l’esame degli attivi sia positivo anche nell’analisi di Mediobanca, e anche se la ricapitalizzazione e la riorganizzazione aziendale avviate dalla nuova dirigenza garantiscono a Siena prospettive positive (tanto che pure per gli analisti di Mediobanca, Mps avrà attivi tra i 100 e i 200 milioni già dal prossimo anno, per arrivare ad almeno 500 nel 2016), dopo il “pronostico” il titolo Mps ha perso il 4,56% in Borsa.

Insomma, invece che a veri “stress test” abbiamo stiamo assistendo ad uno stress collettivo, preventivo e immaginario, fasciandoci la testa ben prima di essercela rotta. Un po’ come l’ansia da prestazione di quel maschietto che… (Public Policy)

@ecisnetto