ROMA (Public Policy) – Partirà dopo il 13 giugno, a seguito della presentazione del decreto Pubblica amministrazione (a cui sta lavorando il ministero per la Semplificazione), il gruppo di lavoro che dovrà predisporre un regolamento ad hoc sulle lobby. È quanto riferiscono a Public Policy fonti di Palazzo Chigi.
A quanto si apprende, il Governo Renzi potrebbe riproporre un nuovo disegno di legge, magari utilizzando come bozza quello predisposto dal Governo Letta e mai varato dal Cdm. In particolare, a quanto viene riferito, sono tre ministeri che se ne dovrebbero occupare: Pubblica amministrazione, Giustizia e Sviluppo economico. Ma sarà il dicastero della ministra Marianna Madia a guidare i lavori, che dovrebbero concludersi non prima di agosto.
L’avvio dei lavori è previsto anche dal Documento di economia e finanza. Nel Piano nazionale di riforme (una delle tre parti del Def) si legge: “Definire” a giugno 2014 “un provvedimento legislativo per regolare le lobby e le relazioni fra gruppi di interesse e istituzioni, a tutti i livelli”. La riforma viene prevista tra quelle riportate nella sezione “Trasparenza e garanzia dei diritti”.
Come detto, del tema di una regolamentazione delle lobby in Italia, però, non è il governo di Matteo Renzi a essersene occupato per primo. Infatti, già l’ex premier Enrico Letta aveva iniziato ad occuparsene con un apposito ddl governativo, più volte approdato in Cdm, ma mai uscito da Palazzo Chigi. “Di lavoro fatto – spiega a Public Policy una fonte di governo – ce n’è già tantissimo. Il gruppo del Governo Letta aveva già predisposto dei dossier su come funzionano le regolamentazioni delle lobby in tutto il mondo”.
Quindi il testo di analisi “è già stato scritto e contiene le 24 norme dei 24 Paesi che hanno introdotto una regolamentazione”. Per ogni Paese – aggiunge – “c’è una scheda di tre pagine, un’analisi molto abbondante”. Quindi “il nuovo testo potrebbe essere scritto anche in una settimana”. Oltre alla formazione del gruppo di lavoro, che dovrebbe partire dalla seconda metà di giugno, i ministeri dovrebbero anche convocare “le grandi e le piccole lobby, per delle consultazioni“.
Vita e morte del ddl del governo Letta – Il tema delle lobby è tornato alla ribalta a fine dicembre 2013, durante l’esame alla Camera della legge di Stabilità, dopo che il Movimento 5 stelle ha denunciato – con più post sul blog di Beppe Grillo – la presenza in Parlamento (e in particolare fuori dalle commissioni) di alcuni lobbisti. L’iter per regolamentare il settore parte il 24 maggio 2013 (sotto il governo Letta), quando il presidente del Consiglio presentò le linee sulle quali si doveva articolare il ddl in materia di attività delle lobbies e la rappresentanza degli interessi economici.
Successivamente, il 5 giugno, a poco più di un mese dall’avvio dell’esecutivo, si è riunito a Palazzo Chigi un tavolo tra le maggiori società di lobbying italiane e il segretario generale alla presidenza del Consiglio dei ministri Roberto Garofoli, con l’obiettivo di redigere un testo che regolamentasse l’attività dei cosiddetti “portatori d’interessi“.
Secondo le indiscrezioni, il provvedimento prevedeva l’iscrizione a un albo per i soggetti che intendessero “svolgere attività di rappresentanza di interessi particolari nei confronti dei decisori pubblici”. L’albo doveva essere istituito presso l’Autorità garante della concorrenza, che ha avrebbe avuto anche il compito di redigere un codice deontologico. Per accedere nelle sedi delle istituzioni, comprese quelle degli enti locali, il portatore d’interesse – secondo il vecchio ddl – avrebbe dovuto munirsi di un tesserino di riconoscimento rilasciato “secondo le modalità definite da ciascuna amministrazione”.
Tra gli obblighi previsti per i lobbisti anche quello di rendere le note le donazioni fatte ai partiti. Tra i punti sui quali il governo non è riuscito a trovare una sintesi c’era l’obbligo per i decisori pubblici di comunicare in una relazione annuale il nome dei lobbisti con i quali hanno intrattenuto relazioni e dai quali hanno ottenuto suggerimenti e consigli normativi, l’affidamento delle funzioni di controllo al Civit (ora trasformata in Anac) o all’Antitrust, e l’autodichia di Camera e Senato.
Durante il Consiglio dei ministri del 5 luglio 2013 da cui sarebbe dovuto uscire il testo, a un mese esatto dalla riunione con i lobbisti a Palazzo Chigi, Letta annunciò che al ministro per gli Affari europei Enzo Moavero Milanesi era stato affidato “il compito di fare una ricognizione sulla regolamentazione delle lobby a livello europeo”. Una ricognizione, visto che del ddl se ne sono perse le tracce, evidentemente ancora in corso. (Public Policy) SOR