Manovra, 3300 emendamenti: da taglia cuneo a mini-Imu deducibile

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ROMA (Public Policy) – Sono 3.300 gli emendamenti al ddl Stabilità presentati ieri in commissione Bilancio alla Camera. In questo momento gli uffici di Montecitorio sono a lavoro per la fascicolazione e i faldoni, si apprende, dovrebbero essere pronti per lunedì. Come anticipato ieri, tra la “pioggia” di emendamenti c’è quello bipartisan che canalizza le risorse della spending review dal 2014 e della lotta all’evasione fiscale in un fondo taglia cuneo.

Uno del gruppo Pd, in particolare, prevede di destinare il 60% delle risorse del fondo ai lavoratori e 40% alle imprese. Un altro emendamento del Pd prevede di ampliare l’indicizzazione automatica delle pensioni al 100% anche per gli assegni fino a 4 volte il minimo azzerandolo per quelle sopra le 5 volte il minimo e aumentando il contributo di solidarietà sulle pensioni d’oro.

Un obiettivo su cui stanno discutendo anche governo e relatore, come confermato ieri a Public Policy da Maino Marchi (Pd). Sempre in materia di pensioni, altri emendamenti propongono di estendere il contributo di solidarietà previsto per le pensioni d’oro anche ai vitalizi di parlamentari e organi costituzionali e di sospendere la prestazione pensionistica a quanti hanno anche redditi da incarichi pubblici.

Un altro emendamento chiede di rimodulare le aliquote sulle detrazioni Irpef spettanti per i redditi derivanti da lavoro dipendente, così da riequilibrare gli scaglioni del taglio del cuneo fiscale sempre nell’ottica di ridurre il carico fiscale sui redditi più bassi. Il Pd propone anche la deduzione della seconda mini-rata Imu di gennaio dalla prima rata Tasi.

Un altro emendamento, sempre targato Pd, propone di alzare l’aliquota Tasi per la casa successiva alla seconda fino al 12,6 per mille. Come sottolinea il presidente della commissione Bilancio di Montecitorio, Francesco Boccia (Pd), “tra gli emendamenti presentati ci sono quelli che riguardano la web tax (cosiddetta Google Tax; Ndr) e la riscrittura della Tobin tax. Nel primo caso i servizi online produrranno finalmente valore aggiunto anche in Italia, perché non è più accettabile che le multinazionali del web eludano integralmente il sistema fiscale nazionale pur operando a tempo pieno, e muovendo centinaia di milioni di euro, sul nostro territorio; nel secondo caso viene allargata la base imponibile e ridotta l’attuale imposta sulle transazioni finanziarie, cioè si pagherà meno ma pagheranno tutti e il gettito fiscale sarà usato per finanziare l’abbassamento del costo del lavoro”. (Public Policy)

VIC