di Sonia Ricci
ROMA (Public Policy) – Nuovo regime fiscale con il superamento dell’equivalenza e introduzione di un prelievo calcolato sul prezzo di vendita al pubblico dichiarato dal produttore, obbligo del bollino dei Monopoli e vendita solo dopo il via libera dell’Agenzia delle dogane. Queste – a quanto apprende Public Policy – le nuove norme che il Governo sta studiando per le sigarette elettroniche e i liquidi utilizzati per lo svapo, da introdurre probabilmente nella nuova legge di Bilancio in preparazione.
Una delle principali novità riguarda il regime fiscale. La bozza allo studio prevede una modifica del meccanismo odierno: il prossimo anno si passa dall’equivalenza (rispetto alle sigarette classiche) a un’imposta vera e propria sui prodotti in vendita. Per arrivarci vengono previsti tre step, con tanto di “periodo ponte”. Quest’ultimo potrebbe durare 6 mesi, dal 1° gennaio fino a fine giugno 2021, e l’imposta rimarrà calcolata in base all’accisa gravante sull’equivalente quantitativo di sigarette. E sarà pari al 10% (per i prodotti con nicotina) e al 5% (per quelli senza nicotina).
Dopo il “periodo ponte” verrà modificato il meccanismo fiscale. La tassa – stando alla bozza – potrebbe essere fissata rispettivamente al 15% e 9% sul prodotto venduto al pubblico (e dunque non più in base all’equivalenza). Il terzo passaggio, che inizierebbe il 1° gennaio 2022, viene prevista un’imposta di consumo al 17% per i prodotti con nicotina e all’11% per quelli senza. Per quanto riguarda i prodotti a tabacco riscaldato, dal 1° gennaio prossimo si applicherà un’accisa pari al 17% del prezzo di vendita. Dal 1° gennaio 2021 al 20%.
La stretta governativa prevede anche l’obbligo per le e-cig di riportare sulla confezione il bollino del monopolio dello Stato, come già previsto per le ‘bionde’ classiche. E soprattutto di la tassa applicata seguirebbe lo schema previsto oggi per i tabacchi classici, con un prezzo di vendita al pubblico dichiarato dal produttore all’Agenzia delle dogane, che dovrà dare il suo via libera. Da quella base di partenza si calcolerà dunque la percentuale spettante all’erario. La rimanenza, al netto dell’Iva, andrà a comporre il cosiddetto “compenso alla filiera”, da distribuirsi tra l’eventuale distributore o grossista e il rivenditore finale.
In questo modo, viene spiegato, ci sarà un maggior controllo da parte dello Stato sulla vendita delle elettroniche.
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@ricci_sonia