di Francesco Ciaraffo
ROMA (Public Policy) – Il no ad altri due anni di tempo ai concessionari per adeguarsi al Codice degli appalti in materia di affidamenti in house non è stato perentorio.
L’emendamento a firma Giorgio Santini (Pd) alla manovra è stato infatti ritirato dal proponente ma aveva ricevuto, in prima istanza, un parere positivo da parte del Governo.
Ma cosa è successo in commissione? Sull’emendamento, come si legge nel resoconto della seduta di martedì sera in commissione Bilancio, c’è stato dibattito. La proposta chiedeva altri 24 mesi di tempo per i concessionari rispetto al termine fissato oggi in scadenza al 18 aprile del prossimo anno per adeguarsi al Codice appalti.
Il Codice, infatti, ha previsto l’obbligo per i soggetti pubblici o privati, titolari di concessioni di lavori o di servizi pubblici di affidare una quota pari all’80% dei contratti di lavori, servizi e forniture relativi alle concessioni di importo superiore a 150mila euro mediante procedura a evidenza pubblica; la restante parte può essere realizzata da società in house. La norma, quindi, impatta anche sulle concessioni autostradali.
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@fraciaraffo