Se nella Pa anche gli open data hanno diritto a riposare

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ROMA (Public Policy) – (di Giacomo Mannheimer) L’atteso decreto legge del governo sugli “ottanta euro”, pubblicato in Gazzetta il 24 aprile, contiene anche misure volte a rendere la Pa più trasparente, tra cui l’obbligo, per tutte le amministrazioni pubbliche, le società controllate e le autorità indipendenti, di pubblicare sui propri siti istituzionali i dati relativi alla spesa di cui ai propri bilanci preventivi e consuntivi.

C’è poi, sempre per l’obiettivo “trasparenza”, la previsione che “i dati Siope delle amministrazioni pubbliche gestiti dalla Banca d’Italia sono liberamente accessibili secondo modalità definite con decreto del ministero dell’Economia e delle finanze nel rispetto del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82.” Il Siope (Sistema informativo delle operazioni degli enti pubblici) è una banca dati in cui i tesorieri delle pubbliche amministrazioni (compresi gli enti previdenziali) devono trasmettere quotidianamente i dati concernenti tutti gli incassi e i pagamenti effettuati.

Si tratta, com’è facile intuire, di uno strumento importante e potenzialmente molto efficace per garantire il rispetto dei parametri di bilancio imposti agli stati dal Trattato di Maastricht. Finora l’utilizzo del Siope è stato limitato alle pubbliche amministrazioni, senza che i privati potessero accedervi in alcun modo. La possibilità per chiunque di accedere a quei dati, imposta dal dl, sarebbe pertanto una novità da salutare con assoluto favore. Si tratta non solo di una misura di trasparenza, ma anche di un modo per avvicinare allo Stato chi quelle spese le ha sostenute: i contribuenti.

L’elemento bizzarro di questa banca dati è che il relativo sito internet effettua orari come se fosse uno sportello fisico: l’accesso ai dati tramite il portale del Siope è infatti disponibile solamente nei giorni feriali, dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 18. Come un qualunque ufficio pubblico, il cuore pulsante degli open data della Pa ha i suoi giorni e i suoi orari di apertura. Vedere per credere.

L’art. 36, comma 3 della Costituzione stabilisce il diritto al riposo e alle ferie esclusivamente per i lavoratori. Qualcuno, nella UilPa o in qualche altro sindacato, deve però aver pensato che anche i siti internet hanno diritto a riposarsi: non si può abbassare lo sguardo di fronte a tutti i poveri server che vengono schiavizzati 24 ore al giorno per 365 giorni l’anno, attaccati disumanamente a quelle prese di corrente.

Ci si può solo augurare che, in primo luogo, l’articolo del decreto legge permanga anche in sede di conversione, che, in secondo luogo, il Mef provveda ad approvare il regolamento ivi richiesto e che, infine, tale regolamento corregga quest’anomalia. Sembra semplice. Vedere nell’home page del sito del Siope l’avviso degli orari di apertura, tuttavia, fa pensare che le cose semplici non siano affatto scontate. (Public Policy)

@glmannheimer

(pubblicato su LeoniBlog)