(Public Policy) – Roma, 20 set – (di Viola Contursi) “La mia candidatura alle
primarie del centrosinistra vuole essere una candidatura di
tipo per così dire risorgimentale: dobbiamo scuoterci,
dobbiamo dimostrare che l’Italia può essere un Paese
normale, non può essere così poco fondata sulla certezza del
diritto, dei contratti e delle garanzie. Vuole essere una
candidatura di rottura al dualismo Bersani-Renzi perché
questo dualismo inizia ad essere un problema, anche per gli
elettori”. Laura Puppato, consigliere regionale Pd in
Veneto, spiega a Public Policy le motivazioni che l’hanno
spinta a proporre la sua candidatura alle primarie del
centrosinistra.
Una scelta prima di tutto interna. Puppato sembra mandare
un messaggio chiaro a Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi:
“Basta parlare di riforma e controriforma, di rottamazione,
il tema non è rinnovare o no, è avere qualcosa da proporre
di concreto per riformare, anzi rivoluzionare il Paese”.
Come a dire: basta parlare di questioni formali, iniziamo a
pensare alla sostanza, anche perché “le primarie – sostiene
Puppato – dovrebbero essere uno strumento in più per
riavvicinare i cittadini alla politica, per chiarire cosa
vogliamo fare, quali sono le priorità”. Poi quella di
Puppato è una scelta per il Paese che, sostiene, “dal 1946
ha fatto dei passi indietro enormi: un’abnorme crescita
della voracità del sistema politico ha prodotto dei
fondamentalismi. Dalla democrazia si è passati a un sistema
qualunquista che sta espellendo i migliori relegandoli ai
margini, all’opposizione più esterna”.
Laura Puppato, che rivendica con orgoglio anche di essere
“l’unica voce femminile in queste primarie, in questo
panorama di soli uomini” oltre che una rappresentante del
mondo delle imprese, elenca i temi su cui vuole impostare la
sua campagna delle primarie: prima di tutto la tutela
dell’ambiente che, dice, “è una lacuna per troppo tempo
sorvolata all’interno del Pd”.
E allora cosa fare? “Si deve iniziare a parlare di più di
ambiente – dice – il disegno di legge da poco approvato dal
Governo è un primo passo. Ma in Italia siamo arretratissimi,
è la lacuna più grave: bisogna fare di più per la tutela del
paesaggio, contro il dissesto idrogeologico. Dobbiamo
cambiare il modello industriale che abbiamo avuto finora e
che non ha puntato alla tutela dell’ambiente, bensì ha
finanziato chi ha solo cementificato. Di conseguenza a
questo si devono fare anche politiche di sviluppo del
turismo”.
Secondo punto su cui si deve assolutamente intervenire,
osserva Puppato, è quello dei finanziamenti pubblici.
“Non devono essere aboliti – dice – altrimenti si rischia
di tornare indietro. Ma li si deve ridimensionare, almeno
portarli su livelli che non superino quelli del sistema
francese”.
Altro punto del programma: “Diminuire il costo
dell’amministrazione pubblica, che è enorme – afferma – Non
è più comprensibile che si facciano degli sperperi così
grandi, soprattutto in questo momento. Provengo dal mondo
dell’impresa e concepisco l’impresa come un’entità autonoma,
che collabora con l’esterno ma si autogestisce. Non si
capisce perché dei manager pubblici, che non hanno rischi
d’impresa, debbano ancora oggi avere degli stipendi in
taluni casi abnormi. Come chi ha gestito compagnie aeree o
le Ferrovie, le ha lasciate con buchi nei bilanci, eppure se
n’è andato percependo compensi faraonici”. (Public Policy)