di Giuseppe Pastore
ROMA (Public Policy) – Dopo un iter ostacolato dalla carenza di risorse disponibili per le modifiche parlamentari e dai tempi stretti dovuti all’incombente pausa estiva del Parlamento, è arrivato giovedì il primo via libera (con fiducia) da parte del Senato al dl Economia.
Il provvedimento è stato licenziato nella notte tra martedì e mercoledì dalla commissione Bilancio. Ma persino a poche ore dal voto finale sono sorti problemi sul testo approvato dalla 5a tanto che un’ora prima dell’apposizione della fiducia, la commissione ha dovuto elaborare un parere con due condizioni e cinque stralci.
Da un lato vengono corrette le norme sui fondi Unesco e sulle assunzioni a Lampedusa; dall’altro vengono stralciate le disposizioni in materia di prodotti con nicotina e biomasse. E, ancora, fuori dal testo finale anche le norme sulla società FVG (società in house controllata dalla Regione Friuli), sui consorzi di cooperative, i consorzi tra imprese artigiane e i consorzi stabili e la norma sulle zone franche doganali in alcuni Comuni del basso Lazio.
Scongiurata, invece, l’ipotesi di inserire nel provvedimento l’emendamento sui minimi retributivi che recuperava, in parte, la norma proposta dal senatore FdI Salvo Pogliese nel corso dell’esame del dl Crisi industriali.
Secondo la bozza circolata martedì sera in commissione Bilancio (ma poi non depositata dai relatori) l’intento sarebbe stato quello di stabilire che il datore di lavoro non possa essere condannato al pagamento di differenze retributive o contributive arretrare con la stessa sentenza con cui il giudice accerta che lo standard retributivo del contratto collettivo di lavoro applicato non è conforme all’articolo 36 della Costituzione.
Sono stati ritirati, infine, alcuni emendamenti dei relatori sui quale le opposizioni avevano evidenziato criticità. Prima tra tutte, la proposta in materia di contratti di somministrazione che avrebbe consentito di aumentare il ricorso ai lavoratori interinali allungando la durata dei loro contratti a termine.
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(foto cc Palazzo Chigi)