Ci sono un po’ di proposte per separare banche d’affari e commerciali

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ROMA (Public Policy) – Da modifiche all’articolo 10 a richieste di intervento sull’articolo 13 del Testo unico bancario, il Tub (dlgs 385 del 1993), fino a norme che delegano il governo per la riforma dell’ordinamento bancario.

Obiettivo? Separare le attività finanziarie di deposito e di credito relative all’economia reale da quelle legate agli investimenti ad alto rischio e alla speculazione sui mercati finanziari nazionali e internazionali, per evitare di distrarre fondi pubblici e scongiurare il fallimento bancario, a danno dei contribuenti. In una parola, procedere alla separazione tra banche d’affari e banche commerciali (che avrebbero un trattamento fiscale agevolato).

È quanto si prefiggono, in sintesi, alcune proposte di legge (sono 12, per l’esattezza) che, la scorsa settimana, avrebbero dovuto iniziare il proprio iter congiunto in commissione Finanze alla Camera (relatore Marco Di Maio, Pd).

La VI di Montecitorio, però, nonostante l’esame delle pdl fosse all’ordine del giorno, non le ha trattate. I progetti di legge sono firmati da: Davide Caparini (Lega), Marco Di Lello (Pd), Giancarlo Giorgetti (Lega), Giorgia Meloni (FdI), Carlo Sibilia (M5s), Maurizio Bianconi (Cor), Manfred Schullian (Misto), Nino Minardo (Pd), Giovanni Paglia (Si) e Alessio Villarosa (M5s).

E, ancora, da due Consigli regionali: quello dell’Abruzzo e quello della Toscana.

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IAC