ROMA (Public Policy) – “È significativo che anche un costituzionalista tra i più illustri, come Michele Ainis, sposi la proposta di Radicali italiani di far esprimere i cittadini sui singoli aspetti della riforma costituzionale invece di un unico quesito sull’intera legge. Nel suo fondo sul Corriere della sera di oggi, infatti, il professore Ainis coglie e rilancia le stesse ragioni con cui da settimane insieme a Mario Staderini stiamo mettendo in guardia dalla trappola del ‘referendum in blocco’”.
Lo dichiara in una nota Riccardo Magi, segretario di Radicali italiani, in merito al futuro referendum sulla riforma costituzionale che attende l’ultimo via libera della Camera.
“Siamo davanti a una riforma organica e disomogenea che tocca diverse parti della Costituzione, costringere quindi gli italiani a votare si o no a tutto significherebbe sottrarre loro un reale potere di scelta e il solo esito del referendum sarebbe l’aumento della crisi di legittimità del sistema”, continua l’esponente radicale.
“La verità – sostiene sostiene ancora Magi – è che si sta tentando di trasformare il referendum sulla revisione costituzionale in un plebiscito pro o contro lo stesso Renzi, riducendo gli elettori ad attori non protagonisti di uno scontro politico estraneo al merito della riforma stessa. Solo un referendum parziale, sugli aspetti più controversi, oppure per parti separate, garantirebbe la libertà di voto. Lo stesso mondo accademico si sta attivando, come dimostra anche il seminario organizzato dal professor Fulco Lanchester per l’11 febbraio prossimo alla Sapienza dal titolo ‘Riforma costituzionale e referendum parziali'”.
“Per questo vogliamo aprire un confronto con chi è già impegnato per la tenuta del referendum costituzionale, dal Comitato per il No ai parlamentari fino allo stesso Renzi, in modo che non sia presentata una richiesta di referendum sull’intera riforma Boschi, bensì solo sugli aspetti controversi o per parti separate. Come Radicali italiani saremo, in ogni caso, impegnati affinché il referendum costituzionale non venga ridotto a un plebiscito, ma sia un esercizio di vera democrazia”, conclude Magi. (Public Policy) RED