Recovery Fund, verso il primo round: il punto sui negoziati

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di Paolo Martone

ROMA (Policy Europe / Public Policy) – Il cammino del Recovery Fund (il cui nome ufficiale adesso è Next Generation Eu) appare ancora lungo e incerto. Il 27 maggio la Commissione europea ha presentato la sua proposta – che prevede 500 miliardi di sussidi e 250 miliardi di prestiti – insieme al Qfp rivisto. Da allora, le posizioni dei cosiddetti “frugali” (Austria, Olanda, Danimarca e Svezia) non si sono mosse: non andava bene prima in linea di principio dare soldi a fondo perduto, e non va bene neanche adesso che c’è un progetto messo nero su bianco. A questi si è aggiunta, come era prevedibile, anche la Finlandia, dopo che il Governo di Helsinki ha scritto sul suo sito ufficiale che “la proposta della Commissione Ue sul Recovery Fund non è accettabile”, precisando che bisogna “ridurre la quota di sovvenzioni e aumentare i prestiti“. Ma non è tutto: nei giorni precedenti il fronte dei contrari aveva registrato l’adesione anche di Ungheria e Repubblica Ceca. Il premier di Praga Andrej Babis ha definito “inammissibile” il piano di Ursula von der Leyen, mentre per Viktor Orban il Recovery Fund proposto da Bruxelles è “assurdo e perverso”.

Nonostante ciò, la Commissione non perde fiducia. “Il presidente (von der Leyen; Ndr) condivide l’ottimismo di tutto il Collegio sul fatto che abbiamo presentato una proposta che ha tutte le possibilità di essere adottata dal Consiglio europeo e dal Parlamento”, ha detto Eric Mamer, portavoce dell’Esecutivo comunitario. Il Recovery fund “sarà senza dubbio votato e approvato” dai Paesi Ue, ha dichiarato Paolo Gentiloni, commissario per l’Economia, intervistato da Bloomberg Tv. Secondo l’ex premier “alcuni dettagli saranno cambiati e negoziati, ma il cuore della proposta sarà approvato“.

Gentiloni ritiene “possibile che l’accordo al Consiglio europeo arrivi a luglio. Il primo luglio comincerà la presidenza semestrale tedesca dell’Ue, e anche questo aiuterà”. Al vertice dei leader Ue servirà l’unanimità, e tutto fa pensare che il prossimo Consiglio – previsto il 19 giugno in videoconferenza – sarà solo il primo round e non l’appuntamento decisivo. Gentiloni nel suo ragionamento ha confermato ciò che Policy Europe scriveva ad aprile, ovvero che il peso specifico che metterà in campo la Germania durante la sua presidenza potrà essere determinante per sbloccare i negoziati. Un Consiglio straordinario potrebbe tenersi proprio nei primi dieci giorni di luglio, ma prima bisogna vedere come partirà la trattativa durante questo mese.

L’Italia sarebbe il principale beneficiario del Recovery Fund presentato dalla Commissione con 172,7 miliardi di euro (81,8 di sovvenzioni e 90,9 di prestiti). La parola chiave – nei fatti, una condizionalità – per accedere alle risorse è “riforme”, e Roma sta già preparando un programma da presentare a Bruxelles. Tuttavia, sembra difficile che il piano di Ursula von der Leyen passi così com’è: il fronte dei contrari, più che ridursi, si è allargato. Palazzo Chigi teme un ridimensionamento eccessivo del rapporto prestiti/sovvenzioni e sicuramente darà battaglia insieme a Francia e Spagna.

Per Giuseppe Conte c’è poi la “grana” Mes. Come è noto, adesso è disponibile una speciale linea di credito che ha come unica condizionalità l’utilizzo delle risorse per spese sanitarie legate all’emergenza Covid-19. In caso di richiesta, all’Italia spetterebbero 37 miliardi di euro. La maggioranza giallorossa è spaccata tra chi – come il Pd – è favorevole, mentre il Movimento 5 stelle rimane contrarissimo. Le questioni Mes-Recovery Fund appaiono legate: con un’intesa soddisfacente sul secondo, l’Italia potrebbe accettare la linea di credito, mentre teoricamente potrebbe quasi esserci “costretta” in caso di taglio drastico dei sussidi.

Sul Recovery Fund, oltre all’accordo complessivo, anche la tempistica delle erogazioni è importante. Lo strumento sarà inserito nel prossimo bilancio Ue, che copre il periodo 2021-2027. Quindi, in teoria le risorse arriverebbero solo dall’anno prossimo. Un’attesa troppo lunga per i Paesi più colpiti dalla crisi, e si sta lavorando per dei meccanismi di “anticipazione”. Un primo passo formale in tal senso lo ha già fatto la Commissione, proponendo modifiche al suo bilancio 2020 per rendere disponibili 11,5 miliardi di euro per la ripresa già nell’anno in corso. Si tratterebbe di una soluzione ponte, ma per la svolta serve l’accordo dei leader. (Policy Europe / Public Policy)

@PaoloMartone