di Viola Contursi
ROMA (Public Policy) – Tra le prossime prove che attendono la tenuta di maggioranza e Governo (vedremo quale) in Parlamento ci sarà sicuramente l’esame, da parte delle Camere, del Recovery Plan (o Pnrr), ovvero il piano per la messa a terra di 223,9 miliardi di euro di risorse europee del Next Generation Eu. Proprio il Piano dalla predisposizione del quale sono originate le divergenze tra Iv e il resto della maggioranza, che hanno portato alla crisi di Governo.
Vediamo nel dettaglio come si articolerà l’iter dell’esame di Camera e Senato, che sarà sicuramente un banco di prova per l’Esecutivo (anche di un eventuale ter).
La proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è sul tavolo delle commissioni Bilancio di Camera e Senato, come fu per la prima volta, e dovranno presentare al termine dell’esame una relazione alla rispettiva aula di appartenenza con le proposte di modifica al Piano stesso, previa acquisizione delle osservazioni e dei rilievi da parte di tutte le altre commissioni permanenti. Le aule di Camera e Senato dovranno poi tradurre queste relazioni in risoluzioni che, si presuppone, dovranno essere il più condivise possibili anche con le forze di opposizione (tra cui dovrebbe esserci anche Iv) per ottenere i voti necessari all’approvazione.
Come emerso da un primo ufficio di presidenza che si è tenuto giovedì in V commissione alla Camera, secondo quanto apprende Public Policy, le audizioni potrebbero iniziare già venerdì, 29 gennaio, con gli stessi auditi dell’altra volta: commissario Ue per l’Economia, Paolo Gentiloni; Istat; Cnel; Cassa depositi e prestiti (Cdp); Banca d’Italia; Cgil, Cisl, Uil e Ugl; Anci, Upi e Conferenza delle regioni e delle province autonome; Svimez; ministro per gli affari europei, Vincenzo Amendola; ministro per l’economia e le finanze, Roberto Gualtieri. A cui potrebbero aggiungersi Corte dei conti, Ufficio parlamentare di bilancio, Confindustria, Confcommercio, Confartigianato, Confesercenti, Casartigiani e Cna.
Un fitto calendario di audizioni che potrebbe dunque concludersi all’inizio della prima settimana di febbraio per consentire alle due commissioni Bilancio, acquisiti i pareri di tutte le altre, di formulare una relazione per la fine della stessa settimana o l’inizio di quella successiva.
Le relazioni diventeranno, come detto, delle risoluzioni per l’aula, da approvare e che vincoleranno il Governo a ritoccare il testo secondo le indicazioni del Parlamento. A quel punto il Pnrr, nella sua forma definitiva, dovrà essere inviato alla Commissione europea, che avrà tre mesi di tempo per esaminarlo e, infine, dare l’ok per lo sblocco delle prime anticipazioni di risorse. (Public Policy)
@VioC