ROMA (Public Policy) – “La Scozia, come la Crimea, è inquadrata nell’ordinamento nazionale di appartenenza con ampie prerogative di autonomia. Mentre però il referendum in Crimea viene fermamente contestato da parte delle autorità centrali, nel caso scozzese il 15 ottobre 2012, il Primo ministro britannico David Cameron e il Primo ministro scozzese, Alex Salmond hanno firmato ‘l’Accordo di Edimburgo’, con cui le parti hanno consensualmente convenuto l’attribuzione al Parlamento scozzese del potere d’indire un referendum sull’indipendenza della Scozia dal Regno Unito”.
Così, il sottosegretario Benedetto Della Vedova risponde in commissione Esteri a un’interrogazione della Lega Nord. Il Carroccio, per bocca di Gianluca Pini, chiede infatti al governo quali siano e perchè le differenze tra l’indizione dei due referendum sull’indipendenza, in Crimea (a seguito della rivolta e del cambio di governo a Kiev) e in Scozia (previsto il 18 settembre di quest’anno).
Della Vedova è chiaro: “Londra ed Edimburgo si sono impegnate a riconoscere e rispettare gli esiti della consultazione referendaria, prevedendo inoltre l’impossibilità, da parte di Londra, d’impugnare con i mezzi previsti dall’ordinamento giuridico britannico l’eventuale esito favorevole ad una Scozia stato indipendente e sovrano. Nel caso della Scozia vi è dunque una intesa, con la quale le due parti acconsentono all’indizione del referendum e si impegnano a rispettarne i risultati”.
Non basta, per Pini, che difende la legittimità del referendum in Crimea e parla – in risposta al sottosegretario – di “due pesi e due misure” adottate dal nostro Paese, “sulla base dell’amicizia e non della democrazia”. (Public Policy)
GAV