Referendum e firme digitali: la lettera dei Radicali a Renzi e Boschi

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ROMA (Public Policy) –

Signor presidente del Consiglio, signora ministra,

come è normale in un movimento democratico e libertario, nel recente congresso di Radicali italiani sono state espresse posizioni diverse sul referendum del 4 dicembre.

Unanime è stata però la richiesta di portare avanti con decisione la battaglia per garantire ai cittadini l’accesso agli strumenti di partecipazione popolare, compromesso da norme di mezzo secolo fa irragionevoli se non punitive, oltre al sostegno all’iniziativa per la libertà di voto degli italiani con la richiesta di votazione per parti separate della riforma costituzionale oggi al vaglio dei giudici.

Chi scrive ha sempre attribuito grande importanza alla seconda scheda che i padri costituenti hanno previsto istituendo il referendum popolare abrogativo di leggi approvate dal Parlamento.

La vostra riforma costituzionale premia con un abbassamento del quorum chi riesce a raccogliere 800mila firme invece di 500mila ed eleva da 50mila a 150mila le sottoscrizioni necessarie a promuovere leggi di inziativa popolare, a fronte della garanzia per queste dell’esame da parte della Camera.

Ma, ignorando il vero problema, cioè le procedure che ostacolano la raccolta delle firme, la riforma continua a muoversi sulla linea della avversione che per oltre 60 anni i partiti di potere e di governo hanno dimostrato nei confronti delle forme di democrazia diretta che il Costituente aveva previsto a integrazione della democrazia rappresentativa.

Essa inoltre non sfugge al sospetto che l’innalzamento delle firme miri a precludere definitivamente alle minoranze il ricorso a questi strumenti, riservandolo solo a forze politiche, sociali e sindacali dotate di una organizzazione capillare.

Vi chiediamo dunque di smentire questo sospetto nel modo più chiaro prendendo l’impegno solenne di rimuovere in tempi certi gli ostacoli all’esercizio di questo diritto costituzionale, con una legge ordinaria che preveda la possibilità di sottoscrivere online referendum e leggi popolari attraverso la propria identità digitale (SPID); l’ampliamento della platea degli autenticatori (oggi pressoché inaccessibile ai movimenti che non dispongano di una ramificata rappresentanza elettorale nelle istituzioni locali o di grandi risorse finanziarie); l’abolizione dell’obbligo di certificazione delle firme a carico dei promotori.

Una risposta positiva a questo appello sarebbe un segnale di apertura nei riguardi di tutti i cittadini, creando le condizioni per l’effettiva riconquista degli strumenti di partecipazione popolare. Il risultato finale, quale che sia, del negoziato in corso tra riforma costituzionale e riforma elettorale risulterà lontano non solo dalle nostre posizioni favorevoli all’uninominale, ma anche alla posizione del Pd, che pure ci dichiarammo con Marco Pannella disposti ad appoggiare, per un sistema simile a quello francese dei collegi uninominali a doppio turno.

Assumere l’impegno che vi chiediamo può essere molto più efficace sia di queste trattative che del tentativo, illusorio, di inseguire i vostri oppositori sul terreno demagogico della riduzione dei costi della politica. Dimostrerebbe infatti la volontà del governo di rispondere in maniera nuova, concreta ed efficace alle domande di partecipazione e di democrazia che vengono dal Paese.

Riccardo Magi, Michele Capano, Antonella Soldo, Emma Bonino, Marco Cappato, Roberto Cicciomessere, Filomena Gallo, Gianfranco Spadaccia