ROMA (Public Policy) – Tra i provvedimenti su cui, alla ripresa dei lavori, la maggioranza punta ad accelerare, vi è in primis la riforma costituzionale della separazione delle carriere in magistratura, candidata ad essere la prima, e forse l’unica, delle tre principali modifiche costituzionali del programma di Governo (tra cui trovano spazio anche autonomia differenziata e premierato) che la maggioranza potrebbe effettivamente portare a compimento entro la legislatura.
L’obiettivo, ribadito in una delle ultime riunioni di maggioranza a Palazzo Chigi prima della sospensione dei lavori parlamentari, è chiaro: portare la riforma nell’aula della Camera già entro settembre.
IL PUNTO SULL’ITER
La riforma costituzionale ha impegnato il Parlamento durante tutto l’ultimo anno. Sottoscritto dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dal guardasigilli Carlo Nordio, il ddl è stato presentato all’assemblea di Montecitorio il 13 giugno dello scorso anno. È rimasto all’esame della commissione Affari costituzionali fino al 9 dicembre, per poi ottenere il primo via libera dalla Camera il 16 gennaio scorso.
Pochi giorni dopo, via all’iter in Senato, con l’incardinamento in 1a, dove i gruppi di opposizione hanno depositato oltre 1.300 emendamenti al testo.
Per tentare di arrivare in aula con il mandato al relatore, il presidente della Affari costituzionali di Palazzo Madama, Alberto Balboni, di FdI, ha chiesto – non senza polemiche – un parere della Giunta per il regolamento sull’utilizzo in commissione del “canguro”, strumento utile per accorpare più emendamenti in una sola votazione. Ciononostante, il testo è arrivato in aula il 18 giugno scorso senza mandato al relatore e l’ok da parte dell’assemblea dei senatori è arrivato il 22 luglio.
Trattandosi di una riforma costituzionale, il testo va ora incontro alla terza e alla quarta lettura nei due rami del Parlamento, passaggi che si preannunciano “politicamente più leggeri” (così aveva spiegato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani ai cronisti, durante le fasi di approvazione in Senato), poiché blindati. Non è previsto, infatti, l’esame degli emendamenti, che, pur avendo impegnato le commissioni per molti mesi, nei primi due passaggi non aveva comunque dato esito: la riforma di iniziativa governativa non ha infatti subito modifiche.
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MAR