ROMA (Public Policy) – Si chiamerà comunque Senato della Repubblica (e non delle ‘Autonomie’ come proposto inizialmente dal governo), non sarà più eletto direttamente, rappresenterà le istituzioni locali e sarà composto da 21 sindaci, 74 consiglieri regionali e 5 membri nominati per 7 anni dal presidente della Repubblica (e non più da 315 membri). Il Senato dei 100 – così come previsto dal ddl Riforme – ha ottenuto il secondo via libera parlamentare, dall’aula della Camera, con 357 voti favorevoli.
Durante il passaggio a Montecitorio sono stati quattro, in particolare, i temi su cui si è dibattuto: il superamento dei senatori di nomina presidenziale, innalzamento del quorum per l’elezione del capo dello Stato, iter legis e sindacato preventivo della Corte costituzionale sulle leggi elettorali (anche per l’Italicum). Con l’ok della Camera il testo tornerà al Senato per proseguire la ‘navetta’ costituzionale: da questo momento in poi potranno essere esaminate da Palazzo Madama solo le parti modificate dalla Camera. Il contestato articolo 2 (soprattutto dalla minoranza Pd), sull’elezione indiretta del futuro Senato, rimarrà nella versione attuale. Ecco come cambia il Senato e la prima parte della riforma a firma della ministra Maria Elena Boschi.
IL SENATO DEI 100, MA SENZA ELEZIONE DIRETTA
Come detto saranno 100 i membri del futuro Senato (95 rappresentanti delle istituzioni territoriali e 5 nominati dal Capo dello Stato) e saranno scelti, con un’elezione di secondo grado, dai consigli regionali. La ripartizione dei seggi tra le Regioni sarà proporzionale alla popolazione. Infine sarà una legge ordinaria a determinare la modalità di elezione dei membri del nuovo Senato e i seggi saranno ‘attribuiti in ragione dei voti espressi e della composizione di ciascun consiglio’.
Con la riforma spariscono i senatori a vita. Il presidente della Repubblica potrà nominare senatori cittadini – che rimarranno in carica per 7 anni – che abbiano illustrato, ‘per i loro altissimi meriti’, il Paese. Questi senatori durano in carica 7 anni e non potranno essere nuovamente nominati. Gli unici senatori a vita saranno gli ex presidenti della Repubblica, che non saranno computati nel numero dei senatori di nomina presidenziale. (Public Policy) SOR
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