ROMA (Public Policy) – La commissione Affari costituzionali al Senato ha concluso mercoledì l’esame del ddl sul rispetto dei referendum abrogativi. Lo riferisce a Public Policy il relatore Vincenzo Garruti (M5s). La capigruppo non ha ancora calendarizzato il testo in aula ma è probabile che verrà discusso nel mese di giugno.
Mercoledì mattina i senatori hanno esaminato gli emendamenti presentati, approvando solo la modifica a firma del relatore. Il provvedimento inserisce un meccanismo costituzionale per salvaguardare l’esito delle consultazioni popolari, ovvero il Parlamento non potrà “ripristinare” la normativa abrogata per referendum (né suoi princìpi ispiratori) prima della fine della legislatura e comunque non prima di tre anni dalla sua cancellazione, salvo che con deliberazione a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera.
Viene introdotta anche una nuova corsia per richiedere l’illegittimità costituzionale: entro un mese dall’entrata in vigore, un quinto dei componenti di ciascuna Camera può proporre ricorso alla Corte costituzionale per chiedere l’illegittimità della legge che ha ripristinato nei suoi princìpi ispiratori o nei suoi contenuti la normativa abrogata per referendum. Potranno fare ricorso anche 300mila elettori, ma le modalità dovranno essere definite con una successiva legge.
L’unica proposta approvata è stata quella a firma del relatore, che ripropone il secondo articolo del testo sull’illegittimità costituzionale cambiando però il testo da modificare: anziché intervenire sull’articolo 75 della Costituzione, sarà modificata la legge costituzionale del 1953 sulla Consulta.