ROMA (Public Policy) – È stato per più di sei anni presidente di Coldiretti, ora ha deciso di fare politica con un suo partito, al momento senza simboli né una data ufficiale di debutto. Di certo, finora, c’è solo il nome, “Partito della gente“. Parliamo di Sergio Marini, classe 1964, ternano.
D. INNANZITUTTO, COMPLIMENTI PER IL CORAGGIO. FONDARE UN PARTITO IN UN PERIODO IN CUI SEMBRA ESSERCI SPAZIO SOLO PER LA NOVITÀ RENZI, COSA LE È SALTATO IN MENTE?
R. Molti mi hanno chiesto perchè un partito. Ma la politica si fa con i partiti, lo prevede la Costituzione. Dopodiché bisogna cambiare il campo da gioco, perchè se giochiamo nel campo dell’attuale politica è evidente che ci si fa solo male, ci si sporca e basta. Proviamo a costruire un campo da gioco nuovo, partendo proprio dalla gente, che è ciò che manca alla politica italiana.
D. A CHI SI RIVOLGE?
R. Alla gente, lo spaccato vero e reale dell’Italia: dalla casalinga al cassintegrato, dall’operaio al piccolo e al grande imprenditore. Il problema è che da una parte ci sono gli italiani e dall’altra la politica, e ognuno vive la propria vita a prescindere dall’altro e quasi ‘nonostante l’altro’. Visto che il problema di fondo oggi è la mancanza di fiducia, se non si recupera il coinvolgimento di tutti e delle persone verso la buona politica, potremmo fare tutte le manovre che ci pare ma l’Italia non ripartirà.
D. DOPO L’ESPERIENZA DI MONTI, CON SCELTA CIVICA SOSTANZIALMENTE SCOMPARSA ALLE ULTIME ELEZIONI, C’È ANCORA SPAZIO AL DI LÀ DEI PARTITI TRADIZIONALI?
R. Monti è partito dall’opposto rispetto a quello che voglio fare io. Monti è stata una persona calata dall’alto, ha guidato un governo di tecnici a prescindere dalla volontà popolare, ha fatto nascere poi Scelta civica ma mai coinvolgendo le persone e i territori. Anzi, forse è stata l’espressione più alta della lontananza tra quella che poteva essere l’aspettativa della gente e la nascita di un movimento politico. Noi vorremmo partire invece dai territori e dalle persone, coinvolgendole in un percorso che individui classe dirigente, priorità, percorsi organizzativi e soprattutto contenutistici.
D. PARLERETE CON ‘ITALIA UNICA’ DI CORRADO PASSERA?
R. Parleremo con tutti, e quindi anche con Passera, ma con nessuno in maniera privilegiata.
D. LE PIACE L’ATTEGGIAMENTO DI RENZI IN EUROPA O PENSA CHE SI POTREBBE FARE DI PIÙ, COME LA FRANCIA MAGARI?
R. Si doveva fare molto di più. Noi adesso abbiamo un’emergenza, che è l’unico parametro che conta: abbiamo una disoccupazione assurda, inaccettabile. Quando è a quei livelli, tutti gli altri parametri devono saltare, non esistono parametri finanziari che tengano. Bisognava mettere in piedi un po’ di investimenti pubblici che andassero direttamente a creare lavoro.
D. QUAL È IL SUO GIUDIZIO SULLA LEGGE DI STABILITÀ?
R. È una manovra ancora recessiva, perchè in un clima di fiducia come oggi, i pochi soldi che vanno nelle tasche dei consumatori – e torniamo agli 80 euro – andranno ancora una volta in risparmio e i soldi che vanno alle imprese non stimoleranno il lavoro perchè non ci sono i consumi. Serviva sforare abbondantemente il 3%, e per farlo bisognava trattare con l’Europa nel momento in cui si discuteva di queste cose e qua c’era una situazione straordinariamente favorevole, tra il 41% del presidente del Consiglio, una nuova Commissione e il semestre europeo. Dovevamo insomma dire agli amici dell’Europa che qui c’è un’emergenza straordinaria e noi prima di affamare il nostro popolo vogliamo cercare delle soluzioni.
D. VOTEREBBE IL JOBS ACT COSÌ COME USCITO DAL SENATO? L’ARTICOLO 18 È VERAMENTE COSÌ FONDAMENTALE NEL DIBATTITO SULLA CRESCITA?
R. Possiamo essere d’accordo o no sull’articolo 18, ma in un Paese in cui serve fiducia non era questo il momento di tirar fuori l’articolo 18, perchè questo crea le piazze in un periodo in cui dovremmo remare tutti insieme. Il Jobs act di fatto andrebbe bene se ci fossero le risorse sufficienti per creare nuovo lavoro; siccome non ci sono, non serve a nulla.
D. QUANDO FARETE IL VOSTRO ESORDIO COME PARTITO?
R. Le prossime settimane inizieremo a fare un giro per i territori, ascolteremo, e da lì individueremo nel dettaglio i contenuti, il simbolo e l’occasione giusta per far sì che questo movimento diventi un partito. (Public Policy)
GAV