#Stradeblog // Affitti non abitativi, ancora un’occasione persa?

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ROMA (Public Policy – stradeonline.it) – di Giovanni Gagliani Caputo – L’attesa è durata sei anni ed alfine il Governo è riuscito a dar seguito a un adempimento – risalente all’art. 47 della legge n. 99/2009 – volto ad adottare il primo provvedimento annuale per il mercato e la concorrenza. Molteplici sono state al riguardo le sollecitazioni giunte dalle istituzioni europee.

Nel Piano nazionale di riforma e nelle connesse raccomandazioni, difatti, è stata sottolineata l’importanza di promuovere l’apertura dei mercati. La Bce, inoltre, ha ricordato come sia essenziale, per l’Italia, migliorare il contesto in cui operano le imprese e, appunto, come sia altrettanto importante la promozione della concorrenza.

Proprio in questi giorni il testo del citato disegno di legge è approdato in aula a Montecitorio per il primo passaggio parlamentare. Tra le finalità che lo stesso si propone vi sono: favorire la crescita, impostare politiche che stimolino la competitività del sistema Italia, rimuovere le barriere che ostacolano l’ingresso di nuovi soggetti nel mercato ed agevolare il libero esercizio dell’attività imprenditoriale.

Proprio con riferimento a quest’ultimo aspetto, il Parlamento potrebbe cogliere l’occasione per intervenire sulla disciplina delle locazioni ad uso diverso dall’abitativo. La normativa al riguardo risale al 1978, concepita per svolgere i suoi effetti in un contesto economico e sociale distante anni luce da quello attuale e che, addirittura, costituisce oggi un ostacolo per tutti coloro che intendano intraprendere un’attività.

Tra le principali criticità della legge n.392/’78 vi è l’obbligo di stipulare contratti di durate inderogabilmente stabilite in periodi lunghissimi (12 o addirittura 18 anni, secondo il tipo di attività), nel corso dei quali il canone di locazione deve rimanere immutato fatto salvo l’aggiornamento, del 75%, dell’Istat.

Le parti, pertanto, per attenuare gli effetti della crisi economica non possono né concordare canoni ridotti rispetto a quelli di mercato, né definire una durata più breve della locazione per valutare, nel medio periodo, l’andamento dell’attività intrapresa.

Tale rigidità, in epoca in cui il commercio utilizza sovente i temporary store, proprio ad evidenziare la necessità di una maggiore flessibilità e precarietà nell’offerta, era stata colta dal premier Renzi che, nel decreto Sblocca Italia, ha introdotto una deroga alla ridetta legge 392, limitatamente ai contratti con canoni superiori a 250 mila euro annui, vale a dire limitata a pochissimi grandi soggetti.

Nel corso dell’esame in commissione del ddl per la concorrenza vi sono stati tentativi di esponenti, sia della maggioranza sia dell’opposizione, volti a modificare in via sperimentale, per un periodo temporale limitato, le disposizioni della disciplina delle locazioni ad uso diverso dall’abitativo, ma invano, infatti hanno ancora prevalso vecchie resistenze corporative che impediscono la modernizzazione del Paese e allontanano, scoraggiandoli, i giovani dall’avvio di nuove iniziative economiche.

Il Governo e/o il Parlamento potrebbero individuare molteplici soluzioni volte a favorire le nuove generazioni fissando, a titolo esemplificativo, un limite d’età (35 anni?) entro il quale poter stipulare contratti in deroga alla giurassica legge 392 liberando, al contempo, parte della spaventosa arretratezza che pervade il nostro sistema economico. (Public Policy – stradeonline.it)

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