#Stradeblog// Bolkestein, l’Italia europea che non c’è

0

di Michele De Vitis

ROMA (Public Policy / stradeonline.it) – Lunedì 13 febbraio, mancano pochi minuti alla direzione del Pd fissata per le 15, ma i pensieri di alcuni esponenti dem vanno oltre il Congresso e la legge elettorale.

Con un comunicato stampa a ridosso dei lavori della commissione Affari costituzionali del Senato sul Milleproroghe, il presidente del partito Matteo Orfini e la responsabile Attività produttive Valentina Paris fanno sapere: “Accogliamo con favore la proroga al 31 dicembre 2018 del termine delle concessioni per il commercio ambulante. Coerentemente a quanto deliberato dal Governo, la norma contenuta nell’ultimo decreto Milleproroghe consentirà di allineare le scadenze delle concessioni, favorendo così la concorrenza con procedure di assegnazione finalmente omogenee. Riteniamo, perciò, che qualunque ripensamento su questo percorso sia profondamente controproducente e da evitare.”

La posizione sulla Bolkestein (direttiva del 2006!) pare dunque segnata: per avere concorrenza anche nel commercio ambulante su suolo pubblico – quindi di tutti i cittadini – è urgente aspettare. Insomma, Tocqueville non fa rima con accattatavill, lo Stato può non fare lo Stato ed è meglio conservare l’esistente, anzi quieta non movere et mota quietare, specie quando gli interessi si mobilitano in un mucchio selvaggio, coperti da un’ammucchiata politica.

Non applicare la direttiva Bolkestein non è disobbedire all’Europa, ma negare il diritto di aspiranti ambulanti non ancora in possesso della concessione ad averla e ad operare. E così, quando la mediazione viene condotta al ribasso, con quella paura che solo la vertigine del presentismo può causare, si moltiplicano i Tredicine, la concessione si trasforma in un privilegio esclusivo ed escludente. E delle gare chi se ne fotte.

L’emendamento approvato (dopo la quinta riformulazione del Pd) e la giornata di martedì (con gli ambulanti, in protesta sotto al Senato, che salgono persino in commissione) dimostrano ancora una volta il ritardo dell’Italia europea. Alla fine viene approvato quest’emendamento: “Al fine di allineare le scadenze delle concessioni di commercio su aree pubbliche garantendo omogeneità di gestione delle procedure di assegnazione, il termine delle concessioni in essere alla data di entrata in vigore della presente disposizione e con scadenza anteriore al 31 dicembre 2018 è prorogato fino a tale data, [parte eliminata: “fatte comunque salve le procedure già avviate e i relativi effetti”]. Le amministrazioni interessate, che non vi abbiano già provveduto, devono pertanto avviare le procedure di selezione pubblica, nel rispetto della vigente normativa dello Stato e delle Regioni, al fine del rilascio delle nuove concessioni entro la suddetta data. Nelle more degli adempimenti da parte dei Comuni sono comunque salvaguardati i diritti degli operatori uscenti”.

Vengono così prorogate al 31 dicembre 2018: 1) le concessioni scadute e rinnovate (o rilasciate) dopo l’entrata in vigore del dlgs 59/2010 (che recepisce la direttiva), la cui scadenza era già stata prorogata fino al 7 maggio 2017; 2) le concessioni che scadono dopo l’entrata in vigore dell’Accordo della Conferenza unificata del 16 luglio 2015 e nei due anni successivi, la cui scadenza era già stata prorogata fino al 15 luglio 2017; 3) le concessioni scadute prima dell’entrata in vigore del dlgs 59/2010, che sono state rinnovate automaticamente. C’è di più. Nonostante venga imposto ai Comuni di avviare le procedure di gara entro il 31 dicembre 2018, viene cancellato il riferimento alle procedure di gara già avviate. Insomma il principio della libertà di commercio inizierà a valere totalmente dal 2019.

I Radicali hanno già annunciato una denuncia contro l’Italia alla Commissione europea, ma ciò che più preoccupa è la rinuncia della politica italiana ad aderire pienamente ai principi comunitari del libero mercato, quelli che hanno portato Emma Bonino e Mario Monti a far parte della Commissione europea su indicazione di un Governo italiano – Berlusconi o D’Alema che sia. Una rinuncia asservita ai poteri forti e organizzati – quelli sì – di chi organizza manifestazioni-ricatto blocca traffico con la pretesa di difendere un finto diritto e invece vuole solo mantenere un privilegio. Tutto questo, ancora più grave, su suolo pubblico. (Public Policy / stradeonline.it)

@strade_magazine