Superbonus, tecnici Senato: mancano dati, ne risentiranno i redditi bassi

0

ROMA (Public Policy) – “Come già evidenziato nei precedenti interventi legislativi inerenti la misura in esame, le informazioni fornite dalla rt non risultano corredate dagli elementi e dai dati posti alla base della quantificazione. Di conseguenza, non risulta possibile effettuare una verifica puntuale delle stime fornite. In particolare, andrebbero resi noti alcuni parametri sottostanti le stime, quali l’ammontare della spesa annua considerata e la quota considerata ai fini degli effetti indotti. A tal fine, si segnala che dalle informazioni disponibili sul sito dell’Enea, che peraltro non considera tutti gli interventi ammessi al beneficio del 110 per cento ma solo quelli oggetto di asseverazione, risulta che al 31 ottobre 2022 l’ammontare degli investimenti ammessi al beneficio del 110 per cento risulta pari a circa 55 miliardi di euro, cui corrisponde un beneficio (110 per cento) pari a circa 60,5 miliardi. Sarebbe dunque auspicabile che le stime recate in rt fossero confrontabili con quelle fornite dall’Enea, fornendo i parametri utilizzati per le quantificazioni in relazione a ciascuna misura recata dalla presente norma”.

Lo sottolineano i tecnici del Servizio bilancio del Senato nel dossier sul decreto Aiuti quater, all’esame della 5a commissione di Palazzo Madama, in merito alla norma sul superbonus.

“Sarebbe, altresì, opportuno – scrivono – in riferimento agli effetti esplicati dalla spesa indotta disporre dei dati degli effetti già prodotti dagli interventi agevolativi in esame in modo da poter verificare il carattere prudenziale delle stime fornite. Con riferimento all’andamento degli effetti finanziari nell’arco temporale considerato (2022-2035), così come rappresentato dalle tabelle riportate dalla rt, andrebbero fornite maggiori delucidazioni circa le stime prodotte, al fine di meglio comprendere i valori esposti. Più in dettaglio, in merito alla riduzione della percentuale di detrazione per le spese di riqualificazione sui condomini sostenute nel 2023 dal 110 per cento al 90 per cento, la Rr ipotizza un abbattimento del 20 per cento delle spese sostenute dai condomini per l’anno 2023 rispetto ai dati 2022 in considerazione della circostanza che la riduzione dell’aliquota potrebbe indebolire l’incentivo dei contribuenti a fruire dell’agevolazione”.

“Tale assunzione – si legge ancora nel report – porta ad una quantificazione di un recupero sull’orizzonte periodale considerato di 4,5 miliardi di euro. La Rr però non fornisce alcuna informazione a sostegno dei motivi circa l’adozione della percentuale di abbattimento nella misura del 20 per cento. Sul punto si rappresenta che la riduzione della detrazione dal 110 per cento al 90 per cento trasforma un intervento per il beneficiario sostanzialmente a costo zero in uno certamente oneroso, sia pure in misura ridotta rispetto all’entità dell’investimento. Di conseguenza, al fine di verificare la prudenzialità della percentuale di abbattimento adottata, andrebbero fornite ulteriori informazioni circa le determinanti adottate per individuare tale percentuale. Tendenzialmente coloro che dovrebbero maggiormente risentire della misura sono le categorie reddituali con bassi redditi che rappresentano la platea più numerosa rispetto al totale dei destinatari. Inoltre, la riduzione della percentuale di detrazione potrebbe, tra l’altro, ridimensionare l’entità dell’investimento da effettuare in maniera che sia adeguato alle disponibilità economiche dei beneficiari”.

“Con riferimento alla previsione di consentire ai cessionari di poter fruire dell’agevolazione (compensazione) in dieci rate” dei crediti da superbonus, continuano i tecnici, “pur prendendo atto di quanto affermato dalla rt circa la difficoltà a prevedere ex-ante gli effetti finanziari della maggiore rateizzazione, si evidenzia che appare poco prudenziale, nonché non in linea con le norme di contabilità, non prevedere una apposita norma di copertura degli oneri, ma solo l’adozione di provvedimenti ex-post”.

“Tra l’altro – si legge ancora nel report – la stessa Rt afferma che la misura è suscettibile di determinare una diversa articolazione temporale degli oneri. Occorre infatti osservare che il suddetto meccanismo di correzione previsto dalla legge di contabilità, che si attiva in presenza di scostamenti dell’andamento degli oneri rispetto alle previsioni, non dovrebbe dispensare dall’individuare comunque una forma di copertura idonea ex-ante. La maggiore rateizzazione, in particolare, estendendo a 10 anni la possibilità di usufruire dei crediti d’imposta a fronte di una previsione a legislazione vigente che invece consentiva tempi più ristretti per l’utilizzo del beneficio, dovrebbe esplicare effetti sul gettito delle entrate tributarie differenti rispetto a quelli previsti a legislazione vigente. In particolare, il gettito dovrebbe risentirne negativamente negli anni considerati dalla rateizzazione e non previsti a legislazione vigente”.

“Infine – concludono i tecnici – con riferimento alla norma di copertura degli oneri di cui al comma 5, si segnala che gli oneri recati al comma 3 e pari a 20 milioni di euro per l’anno 2023, sembra siano stati considerati nel testo due volte, ovvero una volta tra gli oneri “valutati” per l’anno 2023 (92,8 milioni di euro) e successivamente tra gli oneri “pari” a 20 milioni di euro per l’anno 2023. Sul punto anche al fine della corretta copertura finanziaria degli oneri, andrebbe acquisito l’avviso del Governo“. (Public Policy) VIC